MASSAFRA (TARANTO) - «Lo stupro appare manifestazione di una totale indifferenza all’altrui dignità, quasi di una radicale incapacità di comprensione dei devastanti effetti che una simile azione può produrre in capo ad una persona». Sono alcune delle motivazioni con cui il gip Francesco Maccagnano ha confermato il carcere per i tre uomini di Palagiano, nel Tarantino, fermati dai carabinieri con l’accusa di aver violentato nelle campagne di Massafra una 23enne che la notte tra il 30 e il 31 agosto aveva chiesto un passaggio a casa, di ritorno da una serata.
Il magistrato che ha firmato l’ordinanza di convalida, ritiene che gli indagati siano inclini a «strumentalizzare la corporeità del prossimo in maniera pressocché totale pur di soddisfare i propri istinti sessuali», oltre a dimostrare una «carenza radicale di freni inibitori». Per il gip, inoltre, quelle violenze sono il sintomo di una «estrema brutalità, un’elevatissima capacità a delinquere ed un’assoluta carenza di freni inibitori».
Il gip ha infatti confermato la detenzione in cella per i tre – di 27, 23 e 34 anni - come richiesto del pm Antonio Natale perché c’è la necessità di contenere gli indagati, «soggetti – si legge nelle carte dell’inchiesta - caratterizzati da estrema spregiudicatezza»: se lasciati liberi sarebbero in grado di «compiere azioni analoghe a danno di donne inermi, a loro conosciute o meno».
Oltre al pericolo di fuga manifestato sia dal 27enne che dal 34enne esiste, per il giudice, anche un concreto rischio che possano inquinare le prove: «Gli indagati hanno immediatamente tentato di circuire e manipolare la persona offesa, provando a indurre la giovane a credere che ella avesse acconsentito agli atti sessuali precedentemente subiti» e dalla telefonata in anonimo alla vittima ancora in ospedale, che avrebbe effettuato il 23enne e negata dallo stesso. Un elemento che sarebbe sfuggito dalla bocca del complice 27enne in sede di interrogatorio. A questo si aggiunge anche un messaggio su Facebook che il 34enne aveva inviato alla vittima quando ha capito che i carabinieri erano già sulle sue tracce. Elementi che si rivelano, si legge nell’ordinanza «con tutta evidenza, strumentali ad esercitare pressioni sulla giovane donna, di modo da spingere questa ad astenersi dal rendere dichiarazioni accusatorie»
«Da subito ho iniziato a piangere, arrivando a chiedere a uno dei tre di aiutarmi, ma senza ottenere alcun risultato, li sentivo solamente ridere». Sono stralci della notte di orrore che la 23enne, ancora sotto choc, ha ricostruito ai carabinieri. Violenza negata in sede di interrogatorio di convalida dai due palagianesi difesi dagli avvocati Gianluca Sebastio e Marcello Ferramosca, parlando di rapporti consenzienti, mentre il terzo, assistito dal legale Michele Parisi, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Nell’agghiacciante racconto fatto dalla vittima ai militari dell’Arma, la 23enne ha spiegato che i tre si sono offerti di accompagnare a casa lei e un’altra coppia di amici, ma dopo aver lasciato questi due, invece di riportarla alla sua abitazione, si sono diretti verso le campagne massafresi e lì hanno abusato di lei. Quando le hanno permesso di tornare in auto avrebbero provare a convincerla che si trattava di un’azione consensuale: «Perché piangi? Stavamo giocando» ha ripetuto uno di loro.
Parole dette poco prima di abbandonarla a una certa distanza da casa e per giunta seminuda. La ragazza in preda al terrore, ha immediatamente chiamato il fratello e con lui ha raggiunto l’ospedale e di lì è stata attivata la procedura di Codice rosso, le indagini e infine gli arresti.