Sabato 06 Settembre 2025 | 15:59

Taranto, il consigliere civico Abbate non firma e tiene in vita la giunta Melucci

 
fabio venere (foto Massimo Todaro)

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fabio venere (foto Massimo Todaro)

Taranto, il consigliere civico Abbate non firma e tiene in vita la giunta Melucci

Ci sarebbe stato tempo fino a domani per trovare la 17ma firma e sciogliere la massima assise cittadina. Ma il colpo di scena di Abbate: «Non sono il pupazzo di Emiliano, non firmo»

Lunedì 19 Febbraio 2024, 19:38

20 Febbraio 2024, 17:26

TARANTO - Luigi Abbate tiene in vita Rinaldo Melucci. Il consigliere comunale della lista civica «Taranto senza Ilva» non ha firmato per lo scioglimento anticipato del Consiglio comunale di Taranto. Alla fine, alle 19,30, il notaio Monti si è ritrovato sulla scrivania sedici atti di dimissioni, non sufficienti per staccare la spina al sindaco di Taranto.

Hanno firmato gli esponenti del Pd (Lonoce e Di Gregorio), quelli di Con (Bitetti e Fornaro), quello di Demos (Liviano), di «Una strada diversa» (Contrario), di M5s (Odone), di Europa verde (Lenti), più Di Cuia (Forza Italia), Vietri e Toscano (Fratelli d’Italia) e Francesco Battista (Lega) del centrodestra, oltre al civico Massimo Battista (Una città per cambiare) e ai consiglieri di minoranza di Svolta liberale (Musillo, Cosa e Festinante). Ma proprio quella che sembrava la firma più inevitabile alla fine non c’è stata. Solo quando tutti ormai se ne stavano andando è rimbalzato da uno smartphone all’altro il comunicato stampa con cui Abbate ha ufficializzato la sua decisione di non firmare davanti al notaio per lo scioglimento anticipato del Consiglio comunale. A questo punto, a meno che non accada qualcosa nelle prossime ore o nei prossimi giorni, Melucci rimarrà in carica. Sfuma, dunque, l’appuntamento elettorale di giugno che tutti ormai davano per scontato.

Abbate, che in questi primi venti mesi di consiliatura era stato il più ferreo oppositore di Melucci, nella sua nota si definisce «uomo libero» e assicura di non voler fare il «pupazzo di Michele Emiliano» e anzi rivendica il «coraggio» della propria iniziativa visto che non firmando «faccio saltare il banco», con chiaro riferimento ai piani politici del Pd sottolineando che «Melucci andava sfiduciato in aula approvando la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni, ma non votata da Con. E poi - conclude Abbate - dopo sette anni che sostiene il sindaco, il centrosinistra voleva per caso rifarsi una verginità politica? No, io sono un uomo libero e non firmo».

In realtà, sino al primo pomeriggio di ieri, anche nel centrodestra (con l’eccezione di Forza Italia) c’era stato qualche dubbio nel sostenere l’iniziativa - avviata dal Partito democratico - di raccogliere le firme e dimettersi in uno studio notarile. Poi, però, sono stati i vertici nazionali dei partiti ad accendere il semaforo verde. E così, alle quattro del pomeriggio, gli esponenti di FdI e Lega hanno raggiunto il forzista Di Cuia e gli altri consiglieri di centrosinistra che avevano già depositato la loro firma.
E così, alle 18, erano ancora due le adesioni che mancavano per sfrattare Melucci da Palazzo di Città. Nei minuti successivi è arrivato il civico Battista e così l’attesa è rimasta tutta per Abbate. Attesa che poi è stata delusa. Nulla da fare. Certo c’è tempo sino a oggi e, in realtà, anche sino a giovedì per far cadere l’attuale amministrazione comunale, ma dopo il clamoroso esito di ieri sera diventa davvero difficile pensare a un nuovo colpo di scena.

Melucci resta dunque in sella. Almeno per oggi, almeno per ora. Se Abbate avesse firmato (così come era scontato che accadesse) il sindaco di Taranto avrebbe collezionato il secondo scioglimento consecutivo. Il primo fu il 16 novembre del 2021, poi si ripresentò alle elezioni (Amministrative 2022) e le stravinse al primo turno. Quella sera del 13 giugno di due anni fa Melucci festeggiò anche con Emiliano. Poi l’addio del sindaco al Pd con l’avvicinarsi a Renzi e soprattutto lo «strappo» sulla gestione dei Giochi del Mediterraneo hanno creato tra i due un fossato. Incolmabile. Che, negli ultimi due mesi, ha progressivamente portato i progressisti a sedersi prima tra i banchi dell’opposizione e poi ad andare da un notaio. Evitato lo scioglimento anticipato, bisognerà però capire ora come andrà avanti politicamente il sindaco Melucci. La sua è una non-maggioranza.

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