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Migranti, nel Tarantino sono 15mila: la media nazionale è pari al doppio

 
Valentina Castellaneta

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Valentina Castellaneta

Migranti, nel Tarantino sono 15mila: la media nazionale è pari al doppio

La provincia ionica ha il 3 per cento di stranieri, l’Italia è all’8 per cento: «Migrazioni dagli anni ‘70, ma qui si parla ancora di novità ed emergenza»

Giovedì 18 Gennaio 2024, 12:16

TARANTO - I residenti stranieri nella provincia di Taranto sono 15.400. L’11 per cento di tutti gli stranieri che risiedono in Puglia. A dirlo è il Dossier Statistico Immigrazione del 2023 pubblicato dal Centro Studi e Ricerche Idos, che si occupa di stilare un rapporto annuale che illustra il panorama migratorio dell’Italia. Dossier presentato martedì sera presso la Chiesa Valdese di Taranto.

Il numero di immigrati nella provincia è il 3,1 per cento della popolazione complessiva: un dato vicino a quello regionale pari al 3,6.

Eppure, quello della provincia ionica è un dato molto basso rispetto all’andamento nazionale, dove gli stranieri residenti rappresentano l’8,6 per cento della popolazione. Esattamente come nel resto dell’Unione Europea. «Il Sud Italia – ha spiegato la ricercatrice sociale presso il Centro Studi e Ricerche Idos, Ginevra Demaio – e in questo caso la provincia di Taranto, sono delle zone in cui non si registrano numeri elevati di residenti stranieri. Nonostante questo, si comincia a notare una migrazione fatta, non più da primi arrivi, ma di persone che si stabiliscono». Nuclei familiari o singoli cittadini, insomma, che hanno deciso di restare, trovano una casa e mandano i figli a scuola. «Con po’ di ritardo – fa notare la ricercatrice – rispetto al resto del Paese, si è imboccato il processo che porta gli stranieri a diventare a tutti gli effetti cittadini del territorio. Anche se poi dal punto di vista dei diritti rimangono persone straniere, con le conseguenze che ne derivano».

A Taranto, così come in Puglia, la presenza delle donne arriva al 49 per cento dei residenti stranieri. «Esattamente la metà. Le nazionalità dell’Est - commenta Demaio - sono quasi sempre da ricondurre alla presenza di donne che svolgono il lavoro di assistenza in famiglia». Parliamo però di un settore in cui c’è molto lavoro nero non dichiarato: secondo il dossier infatti i numeri sono sicuramente più alti di quelli che si possono trovare negli archivi ufficiali.

Ma veniamo alle nazionalità. Sono i rumeni il gruppo più numeroso in Puglia, seguiti dagli albanesi. Al terzo posto c’è il Marocco. Al quarto la Cina, con una comunità di 6200 residenti, occupati maggiormente nell’imprenditoria. Senegal e Nigeria sono al quinto e al sesto posto.

Il 23 per cento degli uomini che arrivano dall’Africa per lo più lavora nell’ambito agricolo. «Una percentuale – spiega Demaio - molto alta rispetto al resto d’Italia che si attesta intorno al 4 per cento. Sicuramente è una vocazione del territorio, ma è anche un settore dove la manodopera locale evidentemente non è sufficiente». L’undici per cento degli africani lavora nel campo edilizio. Il resto sono collaboratori nei servizi come le pulizie nei pubblici esercizi. Il dato più grave è che il 40 percento dei lavoratori è inserito in lavori non qualificati, di livello medio basso, con retribuzioni piuttosto modeste. «Eppure – conclude De Maio - l’Italia è un paese interessato dalle migrazioni dagli anni ‘70, ma i politici e la percezione comune, continuano a parlarne come di una novità. E quindi sostengono che la difficoltà di rispondere alle esigenze sia dovuto a questo, ma in realtà non è vero».

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