TARANTO - Avanti adagio. La giunta comunale può attendere. Se ne parlerà dopo Natale. Il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, rimasto in sella dopo il sofferto e risicato «sì» al bilancio di previsione, non sembra avere alcuna fretta per ricomporre il suo esecutivo. Prima di farlo, del resto, non potrà non avviare contatti, incontri e fare tutto questo a pochi giorni da Natale non dev’essere particolarmente piacevole. Meglio rimandare. Peraltro, in questi giorni, non ci sarebbero scadenze nel senso che non ci sarebbero finanziamenti a rischio e quindi non ci sarebbe la necessità di avere una «squadra» di governo.
E, quindi, Melucci si appresta a rinviare il pallone al di fuori della propria area di rigore assomigliando a quei portieri che, come diceva un vecchio radiocronista, alzano lo sguardo, scrutano la posizione dei compagni e lanciano il pallone il più lontano possibile. La gittata del lancio (uscendo dalla metafora calcistica, la durata dell’azzeramento) dipende da un fattore solo, ma determinante. Che poi si lega alla madre di tutte le questioni, anzi a due: chi saranno i compagni di viaggio del sindaco? E soprattutto, riuscirà a ricucire con il presidente Emiliano? In realtà, la composizione (anzi, la ricomposizione della giunta) dipende da quest’ultimo interrogativo. A dire il vero, al momento, sembra difficile se non addirittura impossibile che lo «strappo» possa essere ricucito. Tra i due ormai c’è un solco o, forse, sarebbe meglio dire un fossato che le vicende legate ai Giochi del Mediterraneo (ancora di più di quelle che si attorcigliano intorno a Italia viva) hanno ampliato e amplificato. Ci vorrebbe un mediatore, un pontiere. Ma, non sembrano essere questi i giorni più adatti.
E allora, dando (almeno per ora) per scontato che la frattura tra sindaco e presidente non possa essere ricomposta così facilmente, la giunta che verrà non potrà non partire dall’esistente. E l’esistente è la fotografia del tabellone luminoso che domina la sala consiliare di Palazzo di Città e che, martedì scorso, ha approvato il bilancio di previsione: 16 voti favorevoli (e 3 astensioni). Si parte da lì. La non maggioranza è quella, del resto. E allora, in uno scenario simile, si può già accennare un timido (ma mica poi tanto) toto assessori. Che parte con un’incertezza non proprio di poco conto. Quale? I due «tecnici» (Manzulli e Marti) rientreranno in giunta? Entrambi? La cosa è difficile, ma non impossibile.
Dovrebbe poi tornare a sedersi tra i banchi dell’esecutivo Gianni Azzaro, vicesindaco del Pd prima dell’azzeramento e prima che i Dem accendessero il «semaforo rosso» a Melucci. Evidentemente, se questo accadesse, Azzaro rischierebbe di subire la stessa sorte dei tre consiglieri comunali che, in dissenso dalla Direzione provinciale, hanno votato a favore del bilancio. Sul punto, contattato dalla Gazzetta che gli ha chiesto di replicare alla nota della segretaria provinciale Filippetti, Michele De Martino si trincera dietro un lapidario: «No comment». Sempre a proposito del Pd (area pro Melucci), un secondo assessorato potrebbe andare a Emanuele Di Todaro (primo dei non eletti alle ultime Amministrative). Dovrebbe conservare il suo posto anche Gabriella Ficocelli, che forte del sostegno del consigliere Lo Muzio (espulso da «Con» per il suo sì al sindaco) potrebbe tornare ai Servizi sociali. Possibili ritorni anche per Mimmo Ciraci e Angelica Lussoso (Taranto futuro in corso). Inoltre, dopo l’uscita dalla maggioranza e dopo aver ricucito con il primo cittadino, il Psi potrebbe tornare nell’esecutivo con Laura Di Santo, che pure di recente si era vista revocare il mandato. È da valutare, infine, se Italia viva indicherà un suo esponente che a quel punto potrebbe essere vicino alla consigliera Carmen Casula). Il risiko delle nomine, infine, riguarderà anche le aziende partecipate.