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Ex Ilva di Taranto, operaio morto sulla gru: «Gestione inadeguata dei rischi»

 
francesco casula

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francesco casula

Ex Ilva di Taranto, operaio morto sulla gru: «Gestione inadeguata dei rischi»

il processo per l’incidente mortale. In aula il consulente del pm: «Mai svolta una prova d’evacuazione»

Mercoledì 01 Novembre 2023, 12:50

TARANTO - La morte di Cosimo Massaro, operaio dell’ex Ilva che manovrava la gru finita in mare durante un tornado il 10 luglio 2019 è da considerare come la somma «della gestione inadeguata» e della «violazione della normativa vigente in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro» nello stabilimento siderurgico. È quanto ha confermato in aula alcuni giorni fa, l’ingegner Antonio Galati, consulente dei pubblici ministeri Raffaele Graziano e Filomena Di Tursi che rappresentano l’accusa nei confronti dei sette dirigenti e della società ArcelorMittal finiti a giudizio per cooperazione in omicidio colposo al termine dell’inchiesta condotta dalla procura ionica.

Nell’aula Alessandrini, l’ingegner Galati ha risposto alle domande del pm Graziano e confermato quanto contenuto nelle oltre 100 pagine di consulenza sulle cause della morte del 40enne e lo stato di manutenzione della gru precipitata in mare. Nel suo documento il consulente ha spiegato che «non esiste in atti una base documentale prodotta dal datore di lavoro finalizzata alla “prevenzione del” e alla “protezione dal” rischio derivante da condizioni metereologiche avverse, il che è purtroppo coerente con la sostanziale mancanza di un'adeguata valutazione di tale rischio». L’ex Ilva gestita da Arcelor Mittal, quindi, secondo quanto esposto dal consulente non aveva piani per gestire quell’emergenza nonostante, solo sette anni prima, un altro operaio, Francesco Zaccaria, avesse perso la vita nelle stesse identiche condizioni.

Non solo. Il consulente in aula ha ribadito la mancanza di una scansione dei tempi delle azioni per evacuare il reparto in caso di emergenze «e soprattutto – si legge nel documento – la mancata esecuzione di esercitazioni di verifica per la validazione di tale tempificazione». E quindi senza una prova di evacuazione, il datore di lavoro «non ha individuato – scrive Galati - in modo inequivoco i luoghi sicuri in condizioni dì emergenza meteo, né come gli stessi potessero con procedura validata essere raggiunti in sicurezza».

Ma l’analisi dell’esperto scelto dalla procura si è concentrato tra le altre cose anche su alcune parti della gru. Come le rotaie su cui la struttura si è mossa sotto la spinta del vento: «nell'insieme – sostiene il consulente del pm – si può osservare che le vie di corsa sono state nel tempo soggette a condizioni di sovraccarico, danneggiamento e usura, cui non hanno fatto seguito interventi di risanamento organico e complessivo del sistema, che avrebbero comportato una sospensione delle attività di scarico materie prime di durata significativa, ma solo interventi discontinui e non risolutivi». Le manutenzioni, quindi, sarebbero state subordinate alla produzione.

Tra gli imputati finiti alla sbarra ci sono Stefan Michel Van Campe, ex gestore per ArcelorMittal Italia dello stabilimento nel 2019, e la società Arcelor Mittal Italia per la «mancata adozione» di interventi di messa in sicurezza che hanno permesso alla società di ottenere un «ingiusto risparmio sui costi della sicurezza».

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