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05 Dicembre 2020
TARANTO - «Invitiamo il presidente della Regione Puglia, Emiliano, il presidente della Provincia, Gugliotti, e il sindaco di Taranto, Melucci, con le rispettive fasce distintive, ad organizzare un sit-in sotto il Palazzo della Prefettura di Taranto per dire, insieme ai cittadini, no al nuovo accordo. Una posizione chiara di chiusura immediata di impianti illegali e pericolosi. Questa, secondo noi, è la strada».
Lo sottolineano in una nota i rappresentanti del Comitato cittadino per la tutela della salute e dell’ambiente a Taranto, a cui aderiscono diverse associazioni ambientaliste.
«A Genova, nel 2005, l’area a caldo - aggiungono - è stata chiusa per sempre (e trasferita a Taranto), tutelando, attraverso un accordo di programma, le maestranze tutte. Anche Trieste, quest’anno, si è liberata di quella produzione inquinante, con grande felicità del ministro triestino Patuanelli». Le associazioni ritengono «oltremodo offensivo della dignità, della salute e della vita dei tarantini continuare a produrre in questa maniera obsoleta. La Costituzione italiana assegna a tutti i cittadini pari dignità e tutela la salute come unico diritto fondamentale». Regione Puglia e Comune di Taranto, concludono, «se davvero vogliono attivarsi per la tutela del territorio e della salute dei cittadini, dovrebbero sollecitare al Tar del Lazio la trattazione, previa sospensiva, del ricorso per l’annullamento del Dpcm del 29 settembre 2017 che autorizza la produzione con impianti che invece dovrebbero essere fermati». Il Comitato per la tutela della salute e dell’ambiente è composto da Peacelink, Genitori tarantini ets, Comitato Quartiere Tamburi, Donne e Futuro per Taranto Libera, LiberiAmo Taranto e Lovely Taranto ets.
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