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Riconvertire il territorio tarantino, la sfida Bcc di San Marzano

 
mimmo mazza

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mimmo mazza

Riconvertire il territorio tarantino, la sfida Bcc di San Marzano

Parla il neo-presidente Di Palma: «Ripartiamo dalle nostre eccellenze»

Martedì 23 Giugno 2020, 11:48

I numeri sono confortanti, i propositi ambiziosi. La Banca di Credito Cooperativo di San Marzano di San Giuseppe volta pagina, affidando, al termine di una assemblea condizionata dalle misure di sicurezza sanitaria imposte dalla pandemia, la presidenza a Emanuele di Palma, già direttore generale dell’istituto di credito per 25 anni. Il bilancio 2019 si è chiuso con un utile di 3,4 milioni di euro, grazie alla crescita delle masse amministrate, la riduzione dei crediti deteriorati e la diversificazione delle attività. Gli impieghi superano i 275 milioni di euro con un incremento del 6% rispetto all’esercizio precedente. La raccolta complessiva segna una crescita del 2%, attestandosi a 572milioni di euro. Positive anche le performance sul fronte della solidità patrimoniale: è stato rafforzato il patrimonio netto che supera i 55 milioni di euro (+ 16 % rispetto al 2018).

Presidente di Palma, ci può indicare i principali obiettivi del suo mandato?

Saranno 3 anni con lo sguardo rivolto al futuro. Molte sono le sfide che ci attendono. La nuova governance farà in modo che le difficoltà si trasformino in opportunità. In pratica l’obiettivo è quello di portare la Bcc San Marzano ad essere una delle più importanti banche in ambito regionale. Efficienza, innovazione, solidità, qualità del servizio e radicamento nel territorio saranno le parole d’ordine.

Dal suo osservatorio, quanto il coronavirus ha picchiato duro sulla economia pugliese e tarantina?

L’impatto del Covid 19 è stato negativo in tutta regione Puglia ed in particolare nella nostra provincia. Le attività economiche che coinvolgono la maggior parte della popolazione, intendo il turismo, la ristorazione, il settore degli eventi, impiegando centinaia di migliaia di persone, sono state le più penalizzate dalla pandemia. È ovvio che se l’emergenza sanitaria dovesse definitivamente rientrare, come ci auguriamo che accada, ci sarà modo e possibilità di risalire velocemente e recuperare il terreno perduto.

Ci sono state polemiche sulle banche per i prestiti garantiti dallo Stato: quanto c’era e c’è di vero?

Dal nostro punto di vista l’emergenza da Covid 19 ha rinsaldato i rapporti con il territorio e la clientela. Ci siamo adoperati sin da subito per applicare nella pratica le disposizioni governative ed in particolare quelle regionali a favore delle aziende. A questo proposito ricordo l’ultima misura della Regione Puglia che prevede il 30% a fondo perduto per le imprese. È pure vero che a livello nazionale, data la straordinarietà del momento, ci sono stati alcuni ritardi e false partenze. Ad oggi pare che il tempo perduto sia stato recuperato.

Il coronavirus ha portato un po’ tutti a rivedere scelte e priorità: da dove ricominciare?

Sicuramente dobbiamo ripartire dalle nostre eccellenze. Mi riferisco alle migliori aziende del territorio, che possono riportare l’attenzione su ciò che di meglio si sa fare. Intendo l’agroalimentare, il turismo, la ristorazione e la ricettività più in generale. È ovvio che non tutte saranno nelle condizioni di farlo. Ed è qui il compito del sistema bancario, ossia quello di supportare con vigore le realtà dotate delle competenze, delle professionalità e della progettualità per ripartire.

Taranto e la sua provincia cercano una riconversione economica sostenibile: secondo lei, si può fare?

Assolutamente sì. Sono anni che si dibatte sull’argomento. Probabilmente la pandemia avrà l’effetto di accelerare i tempi delle decisioni per un futuro sostenibile del nostro territorio. È una necessità improcrastinabile. Bisogna passare dalle parole ai fatti. Come banca siamo pronti, insieme alle associazioni di categoria, a dare il nostro contributo alla riconversione di un territorio storicamente legato alla monocultura dell’acciaio.

L’agricoltura era uno dei settori più in crescita pre-lockdown: che ruolo possono avere gli istituti di credito per far fare il definitivo salto di qualità alle imprese agricole del territorio?

Una banca territoriale come la nostra è stata sempre vicina a tutto il mondo agricolo. È nostro intento continuare a collaborare con tutti gli operatori, anche per utilizzare quelle risorse regionali e nazionali che possano favorire una nuova stagione dell’agricoltura. È un settore che può dare molto in termini di Pil e occupazione, ma che necessita anche di importanti investimenti per essere opportunamente modernizzato e valorizzato a livello di immagine e produttività.

Come e quanto è cambiato il ruolo della BCC di San Marzano dopo l’adesione a Cassa Centrale?

La legge di riforma del credito cooperativo (49/2016) e il conseguente ingresso nel Gruppo Cassa Centrale, hanno segnato una svolta epocale nella storia della Banca. Dismesse le vesti di istituto di credito sì presente sul territorio, ma di piccole dimensioni e autonomo nelle scelte, siamo entrati a far parte di un importante Gruppo bancario nazionale, pur non perdendo le originali caratteristiche di mutualità e cooperazione. Oggi la Bcc San Marzano è impegnata a far valere il proprio peso e le proprie professionalità all’interno di un perimetro più ampio, che accoglie altre 78 banche di credito cooperativo, in un sistema solido e moderno. Cercheremo di essere tra le eccellenze del Gruppo in continuità con il passato. A questo proposito vorrei ringraziare il presidente che mi ha preceduto Francesco Cavallo, che per oltre 30 anni ha rappresentato la Banca, interpretando con passione l’originario spirito mutualistico e cooperativo.

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