TARANTO - Caso sospetto di Coronavirus all’interno dello stabilimento ArcelorMittal di Taranto. Si tratta, secondo quanto si apprende da fonti sindacali, di un addetto agli impianti di ossigeno (reparto PGT) che si era recato al lavoro ieri sera per l’ultimo turno. Il controllo al termoscanner non aveva rilevato uno stato febbrile. Solo in seguito l’operaio ha avvertito un malore e la temperatura corporea è salita fino a quasi 38 gradi. Il lavoratore è stato riaccompagnato a casa e dalla notte scorsa è isolato al proprio domicilio.
A quanto si è appreso, l’operaio ha telefonato al numero 1500 riferendo alcuni sintomi che sarebbero sovrapponibili al Coronavirus ed è in attesa di essere contattato dall’Asl per effettuare il tampone.
La Fim Cisl ha informato i propri iscritti spiegando che «è stato attivato il protocollo con la Asl e in via cautelativa si è proceduto a sanificare tutto l'edificio. L’azienda ha predisposto il protocollo Covid». Proprio oggi i sindacati hanno incontrato la direzione aziendale e il custode giudiziario Barbara Valenzano, ribadendo la necessità di «contenere al minimo tecnico gli impianti riducendo la presenza di dipendenti diretti e dell’appalto all’interno dello stabilimento».
A LAVORO CON IL TERRORE DEL VIRUS - «Ogni lavoratore è costretto ad indossare una o al massimo due mascherine la settimana perché i rifornimenti stanno andando a ruba per paura che si esauriscano, gli impianti in cui lavora il personale non sono per niente stati igienizzati e si lavora in alcune postazioni gomito a gomito. Andiamo al lavoro con il terrore». Lo dice all’ANSA Marco Viterbo, operaio dello stabilimento ArcelorMittal di Taranto e delegato Rsu della Uilm, evidenziando i timori dei lavoratori per il rischio di contagio da Coronavirus all’interno della fabbrica. «La nostra voce - aggiunge - non viene ascoltata dal prefetto e dall’azienda. Non siamo animali. Qui nessuno si fa carico delle nostre paure, non siamo cavie, siamo ma uomini, padri di famiglia e mariti. Il governo non può abbandonarci, lo stabilimento può diventare un focolaio con effetti irreversibili».
L’operaio e delegato Uilm ricorda che il sindacato ha chiesto "per bene due volte prima all’azienda e poi al prefetto una diminuzione del personale e la messa in sicurezza degli impianti con le comandate. E’ una cosa che si può fare». I lavoratori, insiste Viterbo, si sentono «presi in giro. Siamo stanchi, non vogliamo rischiare di ammalarci per questo maledetto virus. Siamo ancora in tempo, non vogliamo riempire gli ospedali considerando che già in Puglia la sanità è carente».