TARANTO - «Partiamo da una considerazione: nel Decreto Taranto non c'è nulla di concreto per la città. Nessun intervento che miri a ristabilire gli equilibri, gettando le basi per un’economia alternativa, e a risarcire il territorio». Lo afferma il coordinatore provinciale dell’Usb di Taranto, Francesco Rizzo, riferendosi al Decreto che il governo sta approntando per Taranto.
Per Rizzo, «sarebbe opportuno partire dalla presa di coscienza della reale situazione e costruire misure eccezionali con riferimento a tre punti essenzialmente: emergenza sanitaria, grave situazione occupazionale e forte condizionamento economico derivante dalla monocultura industriale». Per questo, aggiunge "l'Usb presenterà nei prossimi giorni al Governo una serie di proposte finalizzate a dare un contributo in termini di idee, chiedendo però prima di tutto di porre fine ad una sorta di 'razzismo politicò nei confronti di Taranto, dal momento che in altre realtà si chiudono, anche in tempi stretti, le aree inquinanti (Trieste e Genova) e qui si pensa invece di riportare la produzione a 8 milioni di tonnellate/anno».
L’Unione sindacale di base propone «la creazione di una 'no tax area/zona francà a Taranto e nei comuni Sin per incentivare gli investimenti sul territorio; l’utilizzo da parte delle amministrazioni comunali di ex dipendenti Ilva, quindi diverse professionalità, per lavori di pubblica utilità; per i dipendenti in AS e per quelli in esubero, incentivi alla fuoriuscita, norme per sbloccare il Tfr ed equiparare la normativa in materia tra loro e i dipendenti di ArcelorMittal; la riapertura dell’ex scuola allievi operai dell’Arsenale».