Lunedì 08 Settembre 2025 | 17:32

Mittal, incontro tra sindacati e Mattarella. Gualtieri: Ilva non chiuderà
Azienda sospende spegnimento impianti

 
Redazione online

Reporter:

Redazione online

Conte: «Mittal chiede 5000 esuberi, inaccettabile». Governo disponibile a discutere immunità

Il confronto con il Presidente della Repubblica per affrontare la questione dell’ex Ilva e delle crisi industriali in generale

Lunedì 18 Novembre 2019, 19:53

22:00

Continua la battaglia a tutto campo per fronteggiare l’addio di ArcelorMittal al polo siderurgico italiano. Ma intanto alla richiesta del giudice di Milano di non interrompere l’attività degli impianti, la società risponde con la sospensione delle procedure di spegnimento (anche l’altoforno 2 al momento resta acceso) in attesa della prima udienza sul ricorso d’urgenza presentato dai commissari, fissata per il 27 novembre. La tensione era rimasta alta tra i lavoratori, l'indotto compreso in presidio davanti ai cancelli dello stabilimento di Taranto, ma anche nel governo, che prepara un piano B e incassa la data di un nuovo incontro tra il premier Giuseppe Conte, i ministri dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, e dell’Economia, Roberto Gualtieri, e il gruppo franco-indiano. Il vertice è fissato per venerdì alle 18.30.

La notizia giunta in serata stempera, almeno per il momento, gli animi mentre la preoccupazione dei sindacati, arrivata al Quirinale e raccolta dal capo dello Stato, fa sentire il suo peso. Sergio Mattarella per lo più ascolta i problemi sul tappeto ma afferma come l’ex-Ilva sia un grande problema nazionale che va risolto con tutto l’impegno e la determinazione, non solo per le implicazioni importantissime sul piano occupazionale, osserva, ma anche per quanto riguarda il sistema industriale italiano. I sindacati appaiono sollevati dopo le notizia arrivate da Taranto ed il leader della Cgil, Maurizio Landini, salito al Colle con i segretari di Cisl, Annamaria Furlan e Uil, Carmelo Barbagallo, afferma che si tratta di «un primo risultato importante ma adesso non c'è tempo da perdere». Furlan si augura che sia il primo passo per "salvare» la fabbrica. «Abbiamo fatto un atto eccezionale, non è norma discutere di crisi aziendali con il presidente della Repubblica - riconoscono le rappresentanze dei lavoratori - ma il fatto che ci abbia immediatamente dato questo incontro credo significhi che anche il presidente condivida l’eccezionalità della situazione e la necessità di una soluzione in tempi rapidi».
Sul versante giudiziario, dove si allargano le indagini anche sul fronte tributario e per false comunicazioni al mercato, arriva invece dal tribunale di Milano (una seconda inchiesta è aperta al tribunale di Taranto) la data della prima udienza sul ricorso d’urgenza dei commissari: il prossimo 27 novembre. E proprio nel fissare la data, il giudice aveva invitato ArcelorMittal «a non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità degli impianti». In sostanza, a non fermarli. Invito accolto dalla multinazionale dell’acciaio che da parte sua «prende atto e saluta con favore l’odierna decisione del Tribunale di non accogliere la richiesta di emettere un’ordinanza provvisoria senza prima aver sentito tutte le parti».

LE PAROLE DI GUALTIERI - «Se si definisce un accordo con Mittal nel quadro di questo accordo ci sarà anche la componente dello scudo penale. Io penso che debba essere fatto ma in un quadro complesso» Cosi il ministro dell’economia Roberto Gualtieri a La 7 parlando della vicenda Ilva. Gualtieri ha anche smentito l'ipotesi di un prestito ponte ventilata dai giornali.  «Ilva non chiuderà. Occorre una soluzione industriale perché l’Italia ha bisogno di un’acciaieria. Auspico una ripresa del negoziato. Questo è un momento delicato. Da Arcelor Mittal è arrivato un primo segnale positivo anche se legato alla vicenda processuale». Così il ministro dell’economia Roberto Gualtieri a La 7 che poi, in merito all’esistenza di un piano B ha ripetuto: «lavoriamo su tutti gli scenari, llva non chiuderà». 

Si apprende intanto che nel ricorso i commissari parlano dell’iniziativa «gravissima» e «unilaterale» con cui Am vuole sciogliere il contratto di affitto - e della «dolosa intenzione di forzare con violenza e minacce» un riassetto dell’obbligo contrattuale - che riguarda un impianto industriale di "interesse strategico» e che determinerebbe «danni sistemici incalcolabili». Danni in definitiva a carico dell’"intera economia nazionale».
Intanto di fronte alla possibilità che ArcelorMittal non faccia passi indietro e non riveda la decisione di lasciare Taranto e gli altri siti del Paese, il governo pensa al piano B: in tal caso, per l’ex Ilva scatterà «l'amministrazione straordinaria, con un prestito ponte» da parte dello Stato in modo da riportare l’azienda sul mercato entro «uno-due anni», spiega il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia. "Se necessario rifaremo senza alcun problema» l’amministrazione straordinaria che ha già «salvato l’Ilva dal crack dei Riva». Una «alternativa non c'è». E solo dopo «si deciderà" sull'ingresso di altre aziende dello Stato, aggiunge Boccia, ritenendo che abbia «assolutamente fondamento la possibilità che entrino altre aziende, tra cui Cdp, ma è un tema che si porranno i commissari». Al momento, Cassa depositi e prestiti replica dicendo di assistere «ad una delicata trattativa» su cui il governo è impegnato, come risponde l’a.d. Fabrizio Palermo, e garantisce «grande attenzione a quello che avviene sul territorio, a livello di enti locali, di tutte le nostre società partecipate», come dice il presidente Giovanni Gorno Tempini. Palermo comunque sottolinea il ruolo di Cdp, che «ha sempre sostenuto il Paese e continuerà a farlo».(

Sottotraccia, un filo di dialogo si è aperto negli ultimi giorni. Segnali tra Palazzo Chigi e la proprietà di Arcelor Mittal, che in giornata arriva a Roma. Quanto basta per tornare a sedersi al tavolo venerdì, per provare a scongiurare l’addio a Taranto dell’azienda franco-indiana. Tra le voci del dossier ci sarebbero un decreto per reintrodurre lo scudo penale e anche la possibilità di ammortizzatori sociali fino a 3000 dipendenti dell’acciaieria, insieme a sconti sugli impianti e un possibile ingresso di Cdp nell’azionariato. Il 27 novembre i magistrati si pronunceranno sul ricorso d’urgenza dei commissari contro il recesso di Mittal e nell’attesa l’azienda ha sospeso lo spegnimento dell’altoforno 2. E’ con questa tagliola sul tavolo che si cercherà un’intesa. In una trattativa che, secondo una fonte, potrebbe anche non concludersi venerdì e vedere un secondo round prima della pronuncia del tribunale.

Grande preoccupazione trapela dal Quirinale, dove salgono i segretari dei tre sindacati confederali. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella concorda sulla necessità di fare presto e di affrontare un grave problema nazionale con "determinazione e impegno, non solo per le implicazioni importantissime sul piano occupazionale ma anche per quanto riguarda il sistema industriale italiano». Ma dal Colle si chiarisce che il presidente non può sostituire l’esecutivo nella soluzione di questa crisi. Il Quirinale non può fare «miracoli», riferiscono fonti sindacali al termine dell’incontro.
Ora il «timing» per il governo è segnato da un confronto giovedì in Consiglio dei ministri, preliminare al vertice di venerdì, che vedrà al tavolo al fianco di Conte i ministri M5s Stefano Patuanelli e Pd Roberto Gualtieri. In Cdm non solo dovrebbe arrivare il pacchetto di misure del «cantiere Taranto" ma si potrebbe anche discutere delle proposte da mettere sul tavolo di Mittal, incluso il decreto per ripristinare lo scudo penale inviso ai Cinque stelle (ma Conte e Patuanelli confidano di convincere, se servirà, quasi tutti i parlamentari). Sul fronte degli esuberi, secondo alcune fonti governative, si potrebbero ipotizzare ammortizzatori sociali fino a circa 3000 lavoratori, per far fronte alla contrazione della produzione. Sconti sugli affitti e defiscalizzazioni delle bonifiche sono altri strumenti sul tavolo.

Mittal avrebbe chiesto garanzie al governo e dall’esecutivo più d’uno sostiene che «ora», complici anche le inchieste giudiziarie, i vertici dell’azienda sarebbero «preoccupati» e quindi più disponibili ad arrivare a un compromesso. Ma la prudenza resta d’obbligo, Palazzo Chigi continua a tacere: «La proprietà resta comunque inaffidabile», si sfoga un ministro. Il "piano B» viene tenuto in caldo.

Conte con Gualtieri incontra i vertici di Cassa depositi e prestiti, l’ad Fabrizio Palermo, il presidente Giovanni Gorno Tempini e l’ex presidente dell’Acri Giovanni Guzzetti: un lungo colloquio a margine di un evento pubblico, che sarebbe servito anche a esaminare le possibilità di Cdp di intervenire. Un intervento della Cassa, nonostante qualche perplessità delle fondazioni, viene considerato probabile da fonti di governo sia nell’ipotesi del piano A, di permanenza di Mittal, sia nel caso dovesse essere messo in campo il piano B. Si tratta dell’ipotesi di una nazionalizzazione ponte, con una guida di uno o più commissari, nell’attesa che si formi una nuova cordata per Taranto. In quel caso Cdp, secondo fonti di maggioranza, potrebbe fungere da advisor e magari anche attivare una linea di credito fino a 500 milioni, che permetterebbe di andare avanti circa un anno. L’auspicio sarebbe formare la nuova cordata in sei mesi: che la stessa Cassa ne faccia parte non è affatto scontato, dal momento che non può entrare in aziende in perdita, ma secondo fonti ministeriali una soluzione si può trovare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)