Tredici croci bianche adagiate per terra in rappresentanza dei tredici decreti definiti ammazza-Taranto. Una ciminiera di cartone che riproduceva il camino E312 dello stabilimento siderurgico portata in corteo da 13 tarantini, mamme e bambini compresi. L’uomo nero che impersonava la grande industria e bastava un suo semplice cenno per ottenere un decreto. Poi la donna in blu che rappresentava l’Europa e ricordava la sentenza della Cedu che ha condannato l’Italia per i mancati controlli sulle emissioni inquinanti. In sottofondo una marcia funebre ad anticipare la canzone finale che inneggia a «Taranto libera». E lo striscione «Tutto l’acciaio del mondo non vale la vita di un solo bambino». Una decisione coraggiosa quella di teatralizzare il flash mob che si è svolto ieri pomeriggio in piazza della Vittoria, organizzato da cittadini e associazioni per sensibilizzare la popolazione sui temi della salute e dell’ambiente e come risposta al 13esimo decreto che ha ripristinato l'immunità penale ad ArcelorMittal in relazione all’attuazione del piano ambientale.
La manifestazione rientrava nell’ambito di una iniziativa nazionale che interessa i territori classificati come Sin, Siti di interesse nazionale. I partecipanti erano stati invitati a indossare magliette bianche. «Il motivo? Il bianco - ha spiegato Monica Altamura dell’associazione LiberiAmo Taranto - è segno di purezza. Il bianco è segno di vita, di speranza. Questa manifestazione è stata realizzata nei Sin, territori che secondo lo Stato sono altamente inquinati. Cosa chiediamo? Il diritto alla vita, il diritto alla salute, il diritto a procreare. Ci stanno togliendo tutto». L’obiettivo era anche quello di «far vedere alle istituzioni che Taranto c’è». L’adesione non è stata altissima. Anzi. Ma chi ha partecipato continua a rappresentare un esempio di cittadinanza attiva rispetto a chi passa, guarda distrattamente e se ne va.
«Abbiamo voluto rappresentare - ha precisato Altamura - i 13 decreti salva industria e ammazza Taranto. Non dimentichiamo che a Taranto non abbiamo soltanto l’Ilva purtroppo. Qui insiste anche una raffineria, ci sono diverse discariche. Abbiamo un deposito di stoccaggio di rifiuti industriali di Chernobyl. Quello che vogliamo è che inizino immediatamente le bonifiche, che vengano chiuse le fonti inquinanti, che ci siano degli studi epidemiologici fatti bene, che si capisca perchè in queste zone ci sono alti tassi di mortalità per patologie legate all’inquinamento». Tra coloro che hanno portato in corteo la ciminiera di cartone c’erano anche il consigliere comunale Vincenzo Fornaro e Fulvia Gravame di Peacelink, mentre Massimo Castellana dell’associazione Genitori Tarantini Ets impersonava la grande industria capace di «condizionare ogni scelta politica e calpestare la Costituzione». I manifestanti hanno invitato la cittadinanza a partecipare «alla vita associativa perchè se tutti ci giriamo dall’altra parte non ci sarà mai niente per Taranto. Prendiamo esempio da Genova, dove sono riusciti a ottenere quello che volevano, cioè la chiusura dell’area a caldo. Combattiamo tutti insieme perchè - è l’auspicio ancora represso - uniti si vince per una Taranto libera».