Stasera alle 21.20 su Rai 5 va in onda The Hateful Eight. Il western cupo e claustrofobico con cui Quentin Tarantino, nel 2015, tornò a sfidare pubblico e critica, è ambientato nel Wyoming del 1877. Il film mette otto sconosciuti al riparo da una tormenta in un emporio sperduto: una trappola perfetta, dove diffidenza, violenza e moralità vacillante si consumano in un crescendo teatrale. Scritto e diretto da Tarantino, il progetto nacque come un’opera di resistenza al digitale: girato in pellicola 70mm, con la fotografia sontuosa di Robert Richardson e un gusto dichiaratamente rétro, quasi da «west in camera chiusa». Il cast è uno dei gruppi più solidi e affezionati al regista: Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh (nominata all’Oscar per il ruolo), Walton Goggins, Demián Bichir, e una galleria di personaggi che sembrano uscire da un romanzo pulp ottocentesco.
«Gli otto odiosi», tradizione letterale di The Hateful Eight, viene ricordato anche per l’indimenticabile colonna sonora di Ennio Morricone, che per questa partitura vinse sia l’Oscar sia il Golden Globe, firmando una delle sue ultime grandi prove. La musica, inquieta e solenne, si incastra con la struttura del film, pensata come un lungo crescendo a orologeria.
Dieci anni fa, la critica accolse l’opera di Tarantino con entusiasmo misto a scetticismo: da un lato si esaltarono la regia rigorosa, la tensione psicologica e il ritorno al western «sporco»; dall’altro si sottolinearono la durata imponente e l’autocompiacimento tipico del Tarantino più maturo. Proprio questa polarizzazione contribuì a creare il suo status: un film ambizioso, divisivo, costruito su parola, ritmo e sangue.
















