Rai Teche riporta alla luce un piccolo rito pop della tv pubblica proprio nel giorno in cui Roma festeggia i 75 anni di Carlo Verdone proclamandolo «sindaco per un giorno». È un ritorno simbolico, perché Orgoglio coatto, disponibile su RaiPlay da oggi, appartiene a quella stagione di fine anni Novanta in cui la televisione generalista provava ancora a sperimentare linguaggi e identità, addentrandosi nei territori ibridi del costume metropolitano.
La puntata unica, trasmessa il 9 luglio 1999 su Rai 2, nasceva dall’occhio irriverente di Piero Chiambretti e dalla regia di Maurizio Ventriglia, ma soprattutto da un’idea di Marco Giusti e Andrea Lo Vecchio, che pescavano nel libro Fatti coatti scritto con lo stesso Verdone. Non era un semplice varietà, sembrava piuttosto una lente sociologica, volutamente scomposta, piazzata nello studio simbolo della politica televisiva, quello di Porta a porta al Teatro delle Vittorie. Una scelta che già allora suonava come una provocazione. Al centro, inevitabilmente, c’era Verdone. Con la sua romanità schietta e teatrale, con quella galleria di caratteri che dagli anni Ottanta in poi ha insegnato al Paese a guardarsi allo specchio ridendo. In Orgoglio coatto affronta il fenomeno del «coatto» non solo come macchietta, ma come linguaggio, gesto, appartenenza urbana. Attorno a lui si muoveva un carosello variegato: Roberto D’Agostino e le sue analisi taglienti, il rapper Piotta sull’onda lunga di Supercafone, Manuela Arcuri alle prese con una candid camera giocata con sorprendente autoironia, Lillo & Greg chiamati a spingere la comicità verso il surreale. Tutti tasselli di un mosaico che restituisce l’Italia delle periferie non come territorio marginale, ma come laboratorio identitario.














