Il viaggio della fantascienza, da nicchia a pilastro della cultura pop, racconta più di un secolo di contaminazioni fra speranza, ansia e tecnologia. Su tali premesse nasce «James Cameron, viaggio nella fantascienza», in onda oggi alle 23 su Rai 5. La serie-documentario adotta il genere come lente critica: Cameron dialoga con autori e registi che hanno contribuito alla sua crescita, interrogandosi su come libri, film, serie e videogiochi abbiano influenzato l’immaginario comune e su dove la fantascienza, e l’umanità con essa, potrebbero dirigersi.
Dalle intuizioni visionarie di Mary Shelley, Jules Verne e H. G. Wells alla nascita della rivista Amazing Stories nel 1926, il genere ha presto superato i confini della carta stampata, imponendosi nei fumetti, alla radio e al cinema. Con il passare dei decenni, fra astronavi, invasioni e distopie, la fantascienza è uscita dalla nicchia per trasformarsi in linguaggio globale, capace di parlare a generazioni diverse e di raccontare il presente attraverso lenti deformanti ma rivelatrici.
Titoli come Star Wars, Alien, E.T., Avatar, The Hunger Games o The Walking Dead non hanno solo intrattenuto: hanno inciso sulla memoria collettiva, ridefinendo l’idea stessa di eroe, riflettendo paure politiche e ambientali, evocando speranze di rinascita e convivenza. L’alieno, l’apocalisse, la ribellione giovanile: ogni tema diventa metafora delle ansie di un’epoca, ma anche promessa di un futuro possibile.
La prima puntata della serie esplora i «Mondi di Spielberg e Scott», affrontando la domanda che continua a bruciare: siamo davvero soli nell’universo?