Se le note del berlusconismo sono napoletane, segnate dalla chitarra del mitico Mariano Apicella, le corde della satira, quella più politicamente scorretta, ricercata dalle parti di Publitalia-Mediaset, sono innegabilmente pugliesi. L’ultima conferma di questa tendenza arriva dalla superlativa performance all’evento promosso dalla concessionaria pubblicitaria berlusconiana dal tandem foggiano Pio e Amedeo, che ha colto lo «spirito del tempo» da quelle parti (politiche), non solo reinterpretando la hit «Bella ciao» in chiave ironica, ma anche immortalando sui vidiwall un Piersilvio Berlusconi su sfondo rosso - con falce e martello - che voleva richiamare l’espressione di Che Guevara immortalato da Alberto Korda nel 1960 all’Havana…
La precedente incursione nel santuario berlusconiano, addirittura in video sull’ammiraglia, ovvero su Canale 5, fu invece firmata da Checco Zalone, che al tempo della stretta amicizia tra Re Silvio e lo Zar, cantò in diretta una surreale elegia del «lettone di Putin», gelando il sangue ai dirigenti Mediaset in prima fila.
Pio e Amedeo, invece, già nello spettacolo «Felicissimo Show», andato in giro nei teatri di tutta Italia, avevano dedicato battute e sketch satirici al tycoon milanese tra evocazioni edilizie («Avrà già costruito Paradiso 2?») e ipotesi di incontri nell’altro mondo («La regina Elisabetta? O per caso Moana Pozzi?»).
Stavolta a lasciare il segno è la sovrapposizione delle note della canzone delle mondine (comparsa sulla scena partigiana però solo dopo il 1950, a guerra finita…) con le varie «epurazioni» (neo editto bulgaro a casa propria?) dagli schemi Mediaset di alcune soubrette, con un diretto riferimento a Piersilvio Berlusconi: «Ha cacciato Belen, la D’Urso, Ilary Blasi». E via con «Belen ciao, D’Urso ciao, Ilary ciao, ciao, ciao…». L’allegoria termina con la battuta «Tutte le genti/tra un po’ diranno/ che c’è più figa su Rai3!» e «l’intellighenzia ci ha inculcato il culto per la libertà».
Una svolta a sinistra, almeno sui temi dei diritti, sul fronte Biscione, del resto, è stata ipotizzata da più osservatori per l’intervista di Marina Berlusconi al Corriere della Sera, dopo il lancio della nuova casa editrice con il nome del padre (la Silvio Berlusconi editore). In quella conversazione, la super manager milanese spiegò, oltre a esprimere timore per l’avanzata dei nazionalisti alle Europee, che sui diritti era molto distante dalle sensibilità di Giorgia Meloni: «Se parliamo di aborto, fine vita o diritti Lgbt, mi sento più in sintonia con la sinistra di buon senso. Ognuno dev’essere libero di scegliere».
Una adesione più o meno programmatica alla carta dei valori dei dem guidati da Elly Schlein, il cui nonno, Agostino Viviani, senatore socialista, era del resto grande amico del fondatore ed ex premier di Forza Italia? Non si può escludere, ma di certo la cultura berlusconiana, veicolata sul piccolo schermo, è sempre stata libertaria e mai bigotta, in ogni caso distante dal cattolicesimo più reazionario. Poi, però, le resistenze e le invettive del sindaco meneghino Beppe Sala all’intitolazione di Malpensa alla memoria di Berlusconi, rievocano vecchie odiose categorie e rianimano antiche polemiche. E la satira di Pio e Amedeo, alla fine, resta un tributo affettuoso ad un leader politico che - a dispetto dei suoi detrattori - resta, come ha raccontato Pietrangelo Buttafuoco in «Beato Lui» (Longanesi), nel cuore nazionalpopolare di tanti italiani.