All’inizio sembra una serie di propaganda. Siamo nel 2004 e c’è bisogno di rassicurare gli spettatori: esiste una divisione dell’Fbi che si occupa dell’analisi comportamentale, la Bau (Behavioral Analysis Unit, in originale) che ha la missione di risolvere crimini efferati, dai rapimenti agli omicidi. Con il passare degli anni, Criminal Minds si evolve e le atmosfere diventano più cupe. Le stagioni aumentano (siamo alla sedicesima) e il successo si fa mondiale, il segreto? Le trame avvincenti e la caratterizzazione dei personaggi, così accurata che è impossibile non provare empatia per ognuno di loro.
Il dottor Spencer Reed, Matthew Grey Gubler, è un genio con un QI di 187 e può leggere 20.000 parole al minuto. Jason Gideon (Mandy Patinkin) è il profiler più esperto ma non durerà a lungo mentre il capo Aaron Hotchner (Thomas Gibson) sarà fondamentale per lo sviluppo di questa lunga avventura che vorremmo non finisse mai. Anche quando gli agenti che amiamo se ne vanno, come Derek Morgan (Shemar Moore, mozzafiato), che sembra uscito da un film di supereroi. Al loro posto c’è qualcuno che ritorna Emily Prentiss (Paget Brewster), David Rossi (Joe Mantegna, bravissimo), uno dei cofondatori dell’unità.
Il ritornello «decolliamo in 20 minuti» è il collante di questa grande «famiglia» e significa saltare su un jet privato per volare da uno stato all’altro, svelare l’identità del S.I. (il soggetto sconosciuto) e risolvere il caso, in circa 40 minuti, la durata di un episodio. Menzione speciale alle adorabili JJ (A.J. Cook) e Penelope Garcia (Kirsten Vangsness). Stasera, l’ultima puntata in streaming su Disney+, in attesa della prossima stagione, già annunciata.
















