C’è una creatura leggendaria che vaga nei titoli di testa di WeCrashed e tra gli spazi di co-working della società WeWork. L’idea non è balzana perché in economia il termine «unicorno» indica una start-up dalla crescita folgorante che fa girare la testa agli investitori. Ma la nuova serie di Apple TV+ non è una lezione di economia e brilla per la sua maniera di volgarizzare tutto quello che gira intorno alle valutazioni e altre capitalizzazioni di mercato. WeCrashed si concentra sull’eccentrico fondatore di WeWork, Adam Neumann, e sua moglie Rebekah, che tirano una riga sulla vita d’ufficio e sognano l’avvenire delle aziende: spazi di lavoro condivisi e conviviali per dimenticare quell’orizzonte deprimente di cui The Office fu l’esilarante sfogo seriale. Otto episodi per raccontare un’ascensione folgorante e una caduta rovinosa, spoilerata dal titolo perché il senso sta altrove. Lee Eisenberg e Drew Crevello indagano le zone d’ombra di una success story (vera e valutata più di 47 miliardi di dollari) e di un capitalismo immaginifico con nessuna presa sulla realtà. Immigrato squattrinato che colleziona un fallimento dopo l’altro fino al giorno in cui immagina un open space totalitario con tendenze orwelliane, Neumann ha il carisma «distruttivo» di Jared Leto, corpo ideale per dirottare il racconto millenarista di un tech guru mistico. A sostenerlo c’è la consorte megalomane di Anne Hathaway, che compone su note tragicomiche una narcisista vegana col sorriso carnivoro. Il gioco è cercare gli indizi del naufragio negli eccessi di un antieroe manipolatore che volge il «noi» di partenza nel sistema «voi» lavorate 80 ore a settimana per birre e t-shirt. Insomma, il denaro è un’astrazione e la ribalderia una religione.
















