Se la prima stagione di Bridgerton (creata da Chris Van Duse e prodotta da Shondaland, da oggi su Netflix) ci aveva stregati per quella miscela alla Shonda Rimes, fatta di intrighi, scandali, passioni proibite sullo sfondo di una Londra ottocentesca multietnica, la seconda, sapientemente sceneggiata, è più ammaliante ed articolata, tra colpi di scena e rivelazioni.
Archiviato con successo l’affaire tormentato tra Phoebe (Phoebe Dynevor) e il Duca (Regé-Jean Page), ora tocca al fratello Anthony Bridgerton (Jonathan Bailey) essere il protagonista. Il ragazzo che conoscevamo è cresciuto, come i numerosi componenti della famiglia Bridgerton, l’inquietudine si è tramutata in fascino e sicurezza, gli manca solo la moglie giusta per il ruolo di viscontessa. Le aspettative sono alte, nessuna fanciulla londinese è alla sua altezza, finché da Bombay non sbarcano le sorelle Sharma, Edwina (Charithra Chandran) e Kate (Simone Ashley). Chi sarà la fortunata? La regina gliela fornisce su un piatto d’argento. Ma non è lei quella che vuole. Bensì la sorella. Lo capirà prima che sia troppo tardi? A volte bisogna stare in silenzio per capire la verità, scrive Penelope (Nicola Coughlan), la misteriosa Lady Whistledown che su un giornaletto scandalistico colpisce i membri del bel mondo, svelando miserie e povertà. Gli abiti sono magnifici e rispecchiano brillantemente i personaggi, che a loro volta intrecciano altre trame e la storia si fa corale. L’amore, quello vero, toglie il respiro, ricorda Daphne ad Anthony, e le donne non sono (solo) oggetti da ammirare. La fine è un fuoco d’artificio. Chapeau.