Di tanto in tanto, now and then, può arrivare un regalo che non ti aspetti, una porta dal tempo di oggi a quello di allora. Sono stata a Liverpool meno di un mese fa e ho fatto una cosa che non avrei mai immaginato di fare: un tour guidato. A me piace viaggiare senza programmi, senza orari prestabiliti, senza gruppi ai quali unirmi, senza soste obbligate, ma questa volta non ho resistito.
Non si può andare a Liverpool e non fare un tour sui Beatles, anzi a dir la verità il tour sui Beatles è stato il motivo principale che mi ha spinta ad andarci, in quella città. E sono eccezionali la storia di quattro ragazzi che conquistano il mondo con le canzoni, gli aneddoti, le coincidenze, le melodie più belle mai scritte e che hanno ispirato generazioni di artisti, le tragedie, gli amori, i viaggi, le case natali, i luoghi resi eterni dai testi. Ma sono pure eccezionali le persone, quelle che ci sono ancora adesso, che da tutto il mondo arrivano per un pellegrinaggio laico a bere una birra al Cavern Club solo per dire che quel tempio esiste e che ci hanno camminato dentro anche loro, senza mai stancarsi di cantare lo stesso ritornello insieme a una cover band scalcinata che sale sul palco nel primo pomeriggio.
Sono anziani, sono bambini, uomini, donne, uniti da una leggenda di sregolatezza e pace.
Una notte, quando abitavo a Londra, sono entrata con la mia amica Flavia negli studi di Abbey Road, un colpo di fortuna. Non c’era nessuno che stesse registrando, mancava l’unica cosa che doveva esserci, mancava la musica, eppure c’era lo stesso, c’era ovunque, c’era già.
Dieci giorni fa è atterrato in questo tempo un regalo del passato, l’ultima canzone dei Beatles. Un provino di John registrato pianoforte e voce alla fine degli anni ’70, impreziosito nel 1995 dalle chitarre di George, ultimato oggi da Paul e Ringo. Ne avrete sentito parlare, la avrete sentita. Mi commuove la sua esistenza, il senso di conforto che mai avevo trovato in una novità. E poi girare il vinile dall’altro lato per riascoltare Love me do, la loro prima canzone mai pubblicata, e dire con solo due tracce che dentro c’è tutto, che non c’è altro da aggiungere, solo da stringere.