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Saremmo meno provinciali se imparassimo a cooperare grazie alla «Teoria dei Giochi»

 
Mariateresa Cascino

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Mariateresa Cascino

Saremmo meno provinciali se imparassimo a cooperare grazie alla  «Teoria dei Giochi»

La Teoria dei Giochi» di Salvatore Sebaste

L'opera di Sebaste presente nell’ateneo materano stimola riflessioni sul progresso delle civiltà e su come gestire i conflitti

Domenica 06 Agosto 2023, 12:01

Spazio pittorico, materico e rugoso, forme geometriche vibranti, numeri contornati da occhietti colorati. Alla vista dell’opera «La Teoria dei Giochi» di Salvatore Sebaste, affissa sulle mura dell’ateneo materano e dedicata al grande economista John Nash, tornano in mente le battute del film A Beautiful Mind e la disciplina che studia modelli matematici in cui diversi giocatori interagiscono strategicamente perseguendo obiettivi comuni, differenti o conflittuali.

«Nel comportamento competitivo qualcuno perde sempre». Sono le parole pronunciate nel kolossal hollywoodiano del 2001 diretto da Ron Howard e tratto dall’omonimo libro di Sylvia Nasar, ispirato alla vita del grande matematico, premio Nobel per l’economia nel 1994. Partite a poker, elezioni politiche, investimenti finanziari, scelte di nuovi mariti o fidanzati, la Teoria dei Giochi si può applicare in tutti gli aspetti della nostra vita grazie all’economia comportamentale, ovvero della matematica applicata nelle scelte di ogni giorno. Tra spartizioni e vincite la Teoria dei Giochi aiuta a sviluppare strategie e maturare le giuste decisioni per ottenerne il massimo vantaggio.

Ma per chi? «Adam Smith ha detto che il miglior risultato si ottiene quando ogni componente del gruppo fa ciò che è meglio per sé, giusto? Incompleto. Incompleto! Perché il miglior risultato si ottiene... quando ogni componente del gruppo farà ciò che è meglio per sé, e per il gruppo! Dinamiche dominanti, signori. Dinamiche dominanti! Adam Smith... si sbagliava!», recita Nash in A Beautiful Mind.

Nella combinazione di mosse, l’equilibrio di Nash, con cui si è guadagnato il Nobel confutando la teoria di Smith, è stabile e si potrebbe dire che getta le basi scientifiche della cooperazione, regno delle scelte razionali e non solo romantiche o ideologiche, utile anche per sciogliere dilemmi sociali in cui sono in contrasto interessi individuali e collettivi. Apparentemente banale, ma tanto affascinante, la Teoria dei Giochi aiuta a trovare soluzioni non convenzionali per problemi all’apparenza insolubili, purché siano messi da parte gli egoismi e i conflitti individuali.

Ed è bello pensare che il progresso di una comunità e di una civiltà, compresa la nostra, chiusa, provinciale e litigiosa, si misuri attraverso il progresso della cooperazione, che poi è anche il giusto mezzo per gestire il conflitto. «O studianti, studiate le matematiche, e non edificate senza fondamenti», diceva Leonardo Da Vinci. «La matematica, in fondo, è una forma d’arte».

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