Sabato 06 Settembre 2025 | 20:38

Tancredi d’Altavilla e i «piccoli» esercizi di Stupor Mundi

 
Luisa Ruggio

Reporter:

Luisa Ruggio

Tancredi d’Altavilla e i «piccoli» esercizi di Stupor Mundi

Testimonianze di un grande passato nel viaggio tra romanico pugliese e barocco leccese

Domenica 12 Marzo 2023, 13:09

C’è un residuo di quelle foreste affrescate o soltanto sognate, attraversate ancora dal suono dei cavalli al galoppo, delle frecce tese e scagliate a colpire un bestiario fantastico, animali sublimati dal mito e dalle leggende che si intrecciano al nome di Tancredi d’Altavilla. C’è ancora un sentore di radura umida, mescolato a quello della cera che si scioglie vicino alle nicchie di pietra irrorate dalla luce delle mattinate che inondano senza tempo la Chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo nello slargo centrale del Cimitero Monumentale di Lecce dove sembra che il vento un giorno abbia posato questo gioiello voluto dall’ultimo re normanno.

I gatti passano imperturbabili a lambire coi loro manti tigrati queste mura, fondate nel 1180 insieme all’attiguo monastero, al cui interno è possibile addentrarsi in silenzio per compiere un timido esercizio di stupore tra i ricami degli scalpellini e tutti quei dettagli che hanno resistito al trascorrere inesorabile del tempo. Tra romanico pugliese e barocco leccese. Ora che la primavera è alle porte, mentre tutto torna a fiorire e si rivestono di tremule gemme nuove i rami degli alberi nel vicino Parco di Belloluogo, così come quelli del polmone verde che fa da anticamera alla città ultima con le sue molte cappelle moresche e i suoi sentieri adiacenti agli Olivetani, questo scrigno con un altare sormontato dalla tenerezza di una Madonna che accoglie e protegge tutto il riserbo secolare della sontuosa architettura che la circonda, è quasi un richiamo ad oltrepassare il silenzioso varco che immette direttamente in un altro tempo e in un Salento molto lontano. Terra che sconfinava con una certa facilità nella fiaba e nell’archetipo.

Perciò, mi torna in mente Tancredi, e appena posso vado a camminare pianissimo dentro questo piccolo grande capolavoro che molti turisti in visita passano ad ammirare e che si può visitare senza tralasciare nessuno dei particolari che lo compongono come una sinfonietta che mai ci si stancherebbe di ascoltare. Alla stregua di una musica, infatti, la navata centrale si lascia attraversare e tutto il senso di cui è impregnato il cielo di volte e le mura che ne cingono l’entrata, è un privilegio per chi sa ricevere la bellezza pensata a beneficio di tutti e vissuta ogni volta dal singolo individuo come un pretesto di autobiografia. Entrate nel sogno di Trancredi e raccontatevi una storia, la vostra.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)