«Se la musica è l'alimento dell'amore, seguitate a suonare». Così, nella Dodicesima notte di Shakespeare il duca Orsino apre il suo celebre monologo. E oggi ci sembra di poter fare eco al duca in questa storia d’amore e musica che ha per protagonisti due giovani artisti di caratura internazionale, il foggiano Antonio Di Dedda e Soyoung Park. Lui, diplomato a sedici anni in pianoforte, di fatto enfant prodige, lei, violinista coreana, un talento innato. Insieme per ogni dove in Europa, di casa ad Amburgo, ma con il cuore a Foggia. Hanno deciso di sposarsi in Sala Fedora, in omaggio al grande Maestro Umberto Giordano e in quella maestosa sala che emblematicamente porta il nome dell’eroina Fedora, famosa opera lirica del Maestro che era rimasto incantato dall’interpretazione di Sarah Bernhardt nel dramma omonimo dello scrittore francese Sardou.
Resta una bella notizia in questo momento in cui la fanno da padrone femminicidi e risse tra giovanissimi che sfociano nel sangue, cumuli di rifiuti e una generale aria di rassegnazione (salvo qualche picco di sana ribellione). Antonio e Soyoung avrebbero potuto scegliere un posto qualsiasi, abituati come sono alle tournée e a essere cittadini del mondo. E invece sono qui a dire il loro sì a una città e a un Maestro che, immaginiamo, deve avere fatto da sfondo alla loro storia. Ciò a dire ancora una volta che Foggia non è quella che appare; che resta avamposto di cultura e scenario di amore, che quello stupor mundi evocato da Federico II non cessa di spargere il suo bagliore sia pure a tratti, a intermittenze.
Siamo tutti idealmente a fare gli auguri a questa giovane coppia; ad Antonio che porta un pezzo di noi nei suoi virtuosismi all’estero; a Soyoung che di sicuro ha mostrato di apprezzare questa terra spesso ostile se l’ha scelta per il suo giorno più importante. Terra d’amore e di musica la definiamo, oggi, nel rendere omaggio a questi giovani di talento nella nostra città, mentre «ieri» così diceva Ungaretti nelle Prose daunie: «Non saprei dirvi dove potreste trovare una cosa più sorprendente e commovente, e augurale, delle tante fontane che s’incontrano oggi fra le palme, arrivando a Foggia. Foggia e le sue fontane! Non è quasi come dire un Sahara diventato Tivoli?». Per un attimo, che vorremmo fosse in realtà molto lungo, ci inchiniamo a questa bellezza di gesti e di versi, per celebrare, testardi, una città che va amata malgrado tutto.