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San Pancrazio, figlia del boss abita proprio nella zona in mano a «nipotini di Riina»

 
San Pancrazio, figlia del boss abita proprio nella zona in mano a «nipotini di Riina»

Lunedì 23 Aprile 2012, 09:42

28 Aprile 2025, 16:50

di Piero Argentiero

SAN PANCRAZIO - Mafia siciliana e salentina. Il nostro territorio è stato sempre molto «ospitale» con i mafiosi siciliani, Dagli anni Ottanta con Amedeo Pecoraro, Pietro Vernengo e altri ancora, sino ad arrivare in questi giorni con la figlia di Totò Riina (che tuttavia non ha nessuna condanna per mafia), ma che va a scegliere come luogo di residenza San Pancrazio Salentino, un paese nella sfera della Sacra corona unita che ha il suo nucleo emergente nei cosiddetti «nipotini di Riina», un gruppo di giovani malavitosi, di recente condannati pesantemente per associazione mafiosa e attentati, e che prevedeavano riti di affiliazione con giuramenti di fede proprio a Riina.

Un legame stretto tra la Scu e i siciliani che viene confermato anche dagli attentati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e alla casa dell’ispettore di polizia Pasquale Filomena. I primi due compiuti nel 1992, l’altro, sventato in extremis, nel settembre del 2004. Un legame molto stretto proprio dal punto di vista operativo. L’esplosivo utilizzato per la strage di Capaci, nel quale trovano la morte Falcone, la moglie, pure lei magistrato, e tutti gli uomini della scorta, è identico a quello utilizzato per far saltare la villa dei suoceri di Filomena, nella quale il poliziotto abita con la sua famiglia. Lo accerta la perizia balistica effettuata dal gabinetto di polizia scientifica di Roma dei Nocs.

Non solo. Rivela un pentito che anche l’esplosivo utilizzato per uccidere Paolo Borsellino è stato fornito dalla Sacra corona unita. E’ arrivato dalla ex Jugoslavia, probabilmente il Montenegro, dove in quegli anni la Sacra corona unita è stata accolta a braccia aperte dalle autorità locali, molto sensibili al denaro che dal contrabbando di sigarette arriva a palate. Il presidente del Montenegro, Milo Diukanovic, finirà sotto processo a Bari per associazione mafiosa e contrabbando di sigarette. Nel Montenegro trovano riparo tutti i mafiosi brindisini e leccesi che hanno conti in sospeso con la giustizia italiana. E da lì non solo i mafiosi nostrani, ma anche quelli siciliani, si riforniscono di armi ed esplosivo.

Negli anni Ottanta e primi anni Novanta, come si diceva, i mafiosi siciliani avevano scelto Fasano per allargare i loro traffici. Mafiosi doc come Amedeo Pecoraro e Pietro Vernengo avevano messo tende in quella città. Il primo l’aveva scelta come luogo per il soggiorno obbligato, e aveva avviato il traffico della droga. Pecoraro negli anni di residenza a Fasano era ufficialmente quasi cieco. Fu bloccato dalle parti di Pisa al volante di un’auto e con un carico di droga.

Ovviamente, la figlia di Riina nulla a che vedere con queste vicende ma la sua presenza nel paese suscita i comenti più disparati.

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