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Brindisi, sequestrato impianto fotovoltaico

 
Brindisi, sequestrato impianto fotovoltaico

Lunedì 21 Marzo 2011, 08:32

30 Marzo 2021, 09:40

di VINCENZO SPARVIERO

L’avevano studiata proprio bene per risparmiare tempo e denaro. Perché per realizzare un mega impianto si deve correre il rischio di vedersi bocciato il progetto o - nella migliore delle ipotesi - attendere tempi biblici per piazzare i pannelli fotovoltaici lì dove una volta c’erano vigneti e ulivi secolari? L’idea «geniale» è venuta ad un gruppo di siciliani che ha «spezzettato» - secondo i carabinieri del Noe - un impianto esteso oltre cinque ettari in cinque parti uguali. Tutto in perfetta regola, se non fosse per un piccolo particolare che non è certo sfuggito al procuratore aggiunto Nicolangelo Ghizzardi: le cinque diverse società impegnate nella relizzazione degli impianti erano in qualche modo riconducibili ad un’unica società. Insomma, un «trucco» che ha permesso al gruppo specializzato nella realizzazione di impianti fotovoltaici di installare pannelli a volontà con una semplice «Dia» (dichiarazione di inizio attività): ossia senza ricorrere alla Valutazione di impatto ambientale prevista per i mega-impianti e senza il timore di vedersi bloccati i lavori. 

In pratica, per realizzare un impianto di 5 ettari l’unico documento era quello che un singolo cittadino presenta al comune per alzare un muretto. Perfino per costruire una stanza occorre una concessione soggetta a maggiori controlli. Nelle campagne di San Donaci, peraltro, gli impianti sono sorti in un’area a vincolo paesaggistico senza che nessuno muovesse un dito fino a ieri, quando i carabinieri del Noe - guidati dal capitano Nicola Candido - non hanno provveduto a sequestrare tutto così come disposto (in maniera preventiva) dalla Procura di Brindisi. In particolare, l’area interessata al sequestro si trova in contrada «Monticelli», a qualche chilometro dal centro abitato di San Donaci, in una contrada che peraltro - come si diceva - è coperta da un vincolo paesaggistico.

Il valore degli impianti sequestrati si aggira attorno ai 30 milioni di euro. Quello di ieri è un primo passo verso una serie di controlli che potrebbe riguardare la stessa società ma anche le altre che avrebbero adottato la stesso sistema per evitare controlli e oliare i meccanismi relativi alle concessioni. Nel mirino della Procura è finita una «Srl» con sedi legali a Roma e Messina, la Società agricola energetica europea, cui farebbero capo altre società alle quali erano riconducibili i singoli impianti «artificiosamente frazionati». la Ecopower Srl, la Girasole Srl, la Photos Srl, la 2007 e la Geos Srl. Il provvedimento riguarda tutti e cinque gli impianti, per una potenza installata di 5 megawatt e una estensione di oltre cinque ettari. Inoltre hanno ricevuto informazione di garanzia contestuale per le ipotesi di reato di opere senza autorizzazione a costruire e senza autorizzazione paesaggistica dieci persone direttamente o indirettamente collegate tra loro e alla stessa Società agricola energetica europea. 

Gli indagati sono Roberta Famà di 37 anni di Mazzarà Sant’Andrea (Messina), Gaetano Buglisi, 36 anni, di Terme Vigliatore, Mariangela Zanazzo, 33 anni di Riano (Roma), Manlsio Tripodi, di 70 anni, Roma, Ettore Zanazzo, 71 anni, di Imperia, Antonio Puliafico, 37 anni, di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), Domenico Catalfamo, Messina, Sebastiano Buglisi, 62 anni, Terme Vigliatore, Roberto Saija, Francesco Coppolino, 28 anni, di Terme Vigliatore. I primi cinque sono i legali rappresentanti delle cinque società titolari dei lotti di impianto frazionati, Puliafico come direttore dei lavori, Catalfamo come progettista, Pugliesi come titolare dell’impresa che ha eseguito i lavori, Saija e Coppolino quali soci e rappresentanti della società titolare della disponibilità del terreno. Gli investigatori si sono insospettiti per via di quei nomi - di tecnici e amministratori - che compaiono nelle diverse società. Eppoi, la «strana» (si fa per dire) coincidenza della Dia presentata per tutte e cinque le società 16 ottobre del 2007 al Comune di San Donaci per non parlare della dichiarazione di assenso all’uso dei terreni datata per tutte 13 ottobre 2007. Anche nella forma, oltre che nelle firme dei progettisti, le richieste erano sembrate del tutto simili.

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