Il pm titolare del fascicolo, Angela Maria Morea, contesta gli stessi reati ad entrambi, nonostante a picchiare il figlio sia stata soltanto la donna. Il padre ne risponde in virtù dell’articolo 40 del codice penale, secondo cui “non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”.
Il piccolo Graziano, che probabilmente resterà cieco e sordo e che rischia danni cerebrali irreversibili, venne ricoverato l’ 11 agosto 2010 con fratture a costole, dita delle mani, femore e omero, escoriazioni in varie parti del corpo, trauma cranico, unghie tirate, ferite da morsi e bruciature. La sua giovane mamma è in carcere da quel giorno, mentre il marito è indagato a piede libero. Stando alle indagini della Procura e alle testimonianze raccolte, la donna percuoteva il bambino per punire il padre. Sfogava sul piccolo la rabbia e il desiderio di vendetta per le continue liti con il compagno. Fu proprio lei a confessare le atroci sevizie che da tempo compiva sul figlio.