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Altri due arresti per l'omicidio del boss di Altamura

 
Altri due arresti per l'omicidio del boss di Altamura

Mercoledì 17 Novembre 2010, 08:29

02 Febbraio 2016, 22:33

ROMA – Sono accusati di aver partecipato alle fasi operative dell’omicidio del boss Bartolomeo Dambrosio, compiuto ad Altamura il 6 settembre scorso, due uomini arrestati stamane dai carabinieri della compagnia di Altamura e del nucleo investigativo del comando provinciale di Bari. Uno dei due è Alberto Loiudice, elemento di rilievo del clan Loiudice che avrebbe disposto l’omicidio. 

Per l’uccisione di Dambrosio altre due persone sono detenute da poco più di due mesi: il 22 settembre scorso furono infatti sottoposti a fermo Francesco Palmieri, di 22 anni, e Michele Loiudice (fratello di Alberto), di 25, ritenuti anche loro componenti del commando. 

Dambrosio venne ucciso con numerosi colpi di fucile e pistola mentre faceva footing in località Pulo, alla periferia di Altamura. 

Gli investigatori accertarono che Palmieri e Michele Loiudice si tenevano in contatto tramite internet, utilizzando le chat di un social network.

ORE 14.31 - "TROVATI MANDANTI"
Secondo gli investigatori fu deciso e organizzato in casa di Giovanni Loiudice, boss 48enne a capo dell’omonimo clan di Altamura e latitante, l’omicidio di Bartolo Dambrosio, altro boss altamurano ex alleato dei Loiudice poi entrato in conflitto per la contesa sul controllo degli affari illeciti nella zona. Dambrosio fu ucciso in un agguato in stile mafioso compiuto da un commando il 6 settembre scorso mentre faceva jogging sulla Murgia. 

Loiudice si sarebbe rifugiato in Brasile dopo avere programmato il delitto, ma oggi i carabinieri, coordinati dalla Procura distrettuale antimafia, hanno arrestato uno dei suoi figli, Alberto, di 20 anni, dopo che il 21 settembre scorso era stato arrestato l’altro figlio, Michele, di 22 insieme con Francesco Palmieri, perchè ritenuti entrambi esecutori materiali dell’omicidio. 

Arrestato oggi anche Rocco Giuseppe Ciccimarra accusato di avere custodito le armi usate per il delitto. Per l’accusa, i due figli avrebbero partecipato alla organizzazione logistica dell’omicidio. L'inchiesta, è stata coordinata dal pm della Dda di Bari Desirè Digeronimo alla quale è stata affiancato il sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia Roberto Pennisi. I primi due arresti hanno consentito di chiarire le modalità operative del commando. 

Identificato il commando è stato possibile risalire al mandante, il boss Giovanni Loiudice. I due boss, Loiudice padre e Bartolo Dambrosio, un tempo facevano parte dello stesso gruppo criminale, quello vicino ai Palermiti.

ORE 14.39 - LAUDATI: NON E' CRIMINALITA' LOCALE 
“La soluzione del delitto Dambrosio è solo una tappa, un tassello nel più intricato puzzle dei fenomeni di criminalità organizzata che condiziona, da anni, la vita dei cittadini di Altamura”. Lo ha detto il procuratore di Bari, Antonio Laudati. 

“Non parliamo più di una criminalità locale – ha detto - ma che si muove in spazi e ambiti molto più elevati. C'è una storia affascinante che va dal 1996 al 2010, di quello che è successo ad Altamura, dei personaggi che hanno riguardato il contesto di Altamura e del rilievo che questi personaggi hanno assunto non solo sulla Murgia ma in ambiti molto più ampi che evidentemente costituiscono lo scenario in cui è maturato l'omicidio Dambrosio”. 

“Ma per noi, in questo momento – ha aggiunto – non è importante capire quello che è successo nel '96, ma quello che sta succedendo oggi e se possibile quello che succederà domani sul territorio nell’ambito della criminalità organizzata”. Laudati ha poi definito la mafia altamurana di rilevanza “transnazionale”. “Sicuramente il nostro territorio è interessato dall’arrivo di cocaina dall’estero. Il fatto che una persona come Loiudice con punti di riferimento in Brasile avesse come basi logistiche e zone operative la Murgia e Milano, dimostra l’entità del fenomeno criminale”. 

“In questa vicenda - ha detto ancora – ci sono anche altri interessi. I grandi gruppi criminali, quando fanno un salto di qualità, compiono una diversificazione degli impieghi. Guadagnano dalla cocaina e investono in altri settori: riciclaggio, investimenti in attività commerciali, appalti, rifiuti”. La Procura, infatti, ha in corso altre indagini che riguardano l’intreccio tra traffici illeciti e mondo politico-imprenditoriale nel territorio di Altamura.
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