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La storia di Deluci «Con la musica il mio viaggio all'Inferno»

 
La storia di Deluci «Con la musica il mio viaggio all'Inferno»

Lunedì 31 Maggio 2010, 19:18

02 Febbraio 2016, 21:52

di UGO SBISA'
Ognuno di noi, nella propria vita, ha attraversato dei momenti di buio pesto, ha toccato il fondo per poi tornare in superficie: a me è accaduto sei anni fa, in quella notte dell’ottobre 2004 in cui un incidente automobilistico mi ha reso tetraplegico, strappandomi alla carriera di musicista. È stato come se avessi attraversato l’inferno, rivedendo alcuni momenti della mia vita. Adesso però che, in qualche modo, comincio a rivedere la luce, ho pensato che questa storia andasse raccontata».

La forza di volontà e la fiducia nella vita di Vincenzo Deluci sono un esempio sul quale riflettere. Perché il trentaseienne trombettista fasanese, tra i più interessanti talenti del jazz pugliese prima che, appunto sei anni fa, un tragico incidente lo rendesse inabile, non si è mai arreso ed ora, grazie alla sua tenacia, si accinge a tornare sulle scene con tre concerti in programma rispettivamente il 21, 23 e 25 giugno nelle Grotte di Castellana, dove verrà presentato un nuovo progetto di sua composizione dal titolo VianDante, che si avvale della voce recitante di Peppe Servillo.

Deluci, perché questo titolo?

«È un titolo che va letto in diverse maniere, “viandante”, appunto, ma anche “vi”, che sono le iniziali del mio nome e “andante”, che è un termine musicale e, ancora, con riferimento a Dante Alighieri».

Perché proprio padre Dante?

«Perché, come spiegavo prima, ho visto l’inferno e sono tornato alla luce, non a caso il sottotitolo di questo progetto è “Paradiso - Inferno andata e ritorno”. Servillo reciterà alcuni canti della Divina Commedia scelti da me e la sua voce si incastonerà tra le musiche che ho composto per l’occasione e che eseguo anche avvalendomi dell’elettronica e di un computer. Peppe è stato molto contento quando l’ho chiamato per proporgli questo progetto».

A questo punto sarà necessario un chiarimento a beneficio dei Lettori. Come ha composto le musiche e, soprattutto, come le esegue?

«Ho sempre sperato di poter tornare a lavorare sulla mia musica e, con il trombettista biscegliese Giuliano Di Cesare, abbiamo lavorato a un tipo di tromba che mi consentisse di suonare, considerato che non posso più muovere le dita. Dopo sette diversi prototipi siamo finalmente riusciti a trovare una soluzione con una “slide trumpet”, in altre parole una tromba a coulisse con le posizioni molto ravvicinate, che posso adoperare con il braccio sinistro, il solo che mi consente qualche movimento. E devo dire che adoperarla mi è servito anche come una sorta di terapia di riabilitazione».

E la composizione?

«Utilizzo un computer con un sistema ottico di puntamento tramite un bollino catarifrangente posto sul mio naso. È come se avessi un mouse virtuale a mia disposizione».

Cosa accadrà di questo progetto dopo le tre date di Castellana?

«Ne ho parlato con Carmelo Grassi, il presidente del Teatro pubblico pugliese e mi ha detto che potrebbe entrare in qualche circuito, ma comunque dopo l’estate. E poi l’ho anche inciso su un disco, per ora autoprodotto, ma mi piacerebbe poter trovare un’etichetta e una distribuzione».

In sintesi, qual è il messaggio di questa sua impresa?

«Volevo descrivere la mia risalita dagli inferi, far rivivere i miei stati d’animo. E soprattutto ricordare a tutti che, pian piano, la chiave si trova sempre».

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