Acquedotto Pugliese gestirà il servizio idrico integrato per trent'anni a partire dal 1° gennaio 2026. La delibera dell'Autorità Idrica Pugliese ha concluso il percorso per l'affidamento in-house, che dunque mantiene la titolarità pubblica della gestione dell'acqua ed evita - come previsto dall'accordo tra Regione e governo - il passaggio attraverso una gara d'appalto. L'affidamento «ope legis» ad Aqp è infatti in scadenza a fine anno.
Il nuovo assetto prevede che la gestione dell’intero ciclo idrico – dalla distribuzione alla depurazione – resti saldamente in mani pubbliche, in un equilibrio definito tra Regione e Comuni. Il modello di governance previsto dal nuovo statuto di Aqp (approvato nella seduta di assemblea straordinaria di ieri lunedì 30 giugno) prevede il rafforzamento del ruolo degli enti locali attraverso un Comitato di coordinamento e controllo eletto dai Comuni pugliesi, con funzioni vincolanti di vigilanza, supervisione e ispezione sulle decisioni del consiglio di amministrazione dell’Acquedotto.
La scelta è frutto di un’analisi durata due anni, durante i quali sono state studiate diverse ipotesi di gestione, dalla privatizzazione alla frammentazione tra singoli Comuni. I risultati, contenuti in un dossier tecnico di circa 300 pagine pubblicato sul sito dell’Autorità, hanno evidenziato la superiorità del modello in-house sia sotto il profilo giuridico che sotto quello tecnico-gestionale. Il documento è stato trasmesso anche agli organi di garanzia – Corte dei Conti, Anac, Agcm e Arera – per rafforzare ulteriormente la legittimità e la trasparenza del procedimento.
«La Regione Puglia - secondo il governatore Michele Emiliano - ha definitivamente messo in sicurezza l’Acquedotto Pugliese e l’acqua pubblica, assicurando che nella nostra regione il ciclo dell’acqua sarà sempre in mani pubbliche. Continueremo a investire risorse e competenze in Aqp per garantire un servizio efficiente, sostenibile e al servizio di tutti i cittadini».