BARI - La legge di bilancio 2025, e il giallo sull’emendamento Laricchia che mette un freno alle nomine del governatore, fanno litigare il presidente Michele Emiliano e il Consiglio regionale. Il problema è appunto quella norma, dichiarata bocciata durante la discussione e poi «resuscitata» dall’ufficio di presidenza che ha riconosciuto l’errore fatto in Aula. La disposizione è stata dunque inserita nell’articolato definitivo, che stamattina è stato mandato al governatore cui spetta per statuto promulgare le leggi regionali. Lui ha risposto con una lettera durissima.
«Nel testo della legge c’è un evidente falso che dovrò segnalare alle autorità competenti», è il senso della lettera che Emiliano ha mandato al presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone, minacciando in sostanza di rivolgersi alla magistratura. Il problema è appunto la norma proposta dalla grillina Antonella Laricchia, che il 18 dicembre ha ottenuto 24 voti favorevoli e 20 contrari ma per il verbale era risultata «respinta» in quanto – in quel momento – è stato ritenuto che fossero necessari 26 voti. Ma non era così, perché lo Statuto impone l’obbligo dell’approvazione con la maggioranza dei consiglieri solo per la legge di bilancio nel suo complesso. La Laricchia lo ha fatto notare con una lettera all’ufficio di presidenza del Consiglio, che il 23 dicembre ha riconosciuto l’errore e dunque ha fatto inserire la norma nel testo mandato al presidente per la pubblicazione.
Emiliano, nel rilevare di essere «obbligato» a procedere alla promulgazione di una legge, ha però fatto notare che quell’emendamento formalmente dichiarato «respinto» non fa parte del provvedimento di legge votato favorevolmente. Dal punto di vista tecnico il suo rilievo è esatto. E infatti, per tenerne conto, il Consiglio ha inviato al governatore una nuova versione del testo di legge che contiene una annotazione relativa alla deliberazione con cui l’Ufficio di presidenza ha corretto l’errore. «Devo rispettare la volontà del Consiglio – spiega infatti la presidente Loredana Capone -, se il Consiglio ha votato la norma, e l’ha votata, la norma deve essere inserita nel compendio finale».
Il tema è soprattutto politico perché quella norma complica non poco le decisioni del presidente della Regione. L’emendamento di Antonella Laricchia, sottoscritto anche dal leghista Conserva, mette infatti «sotto tutela» le nomine di competenza della giunta regionale, che dovranno passare dal Consiglio per ottenerne la condivisione: il governatore può procedere anche senza, ma in questo caso dovrà spiegare perché. Soprattutto, la norma impedisce di nominare in aziende e incarichi regionali i candidati non eletti alle ultime elezioni e dunque mette un freno ai «trombati». Il testo ha trovato in Consiglio una maggioranza trasversale, ed è stato votato da molti malpancisti del centrosinistra: Clemente, Mennea, Maurodinoia, e dall’intero uffcio di presidenza con l’esclusione della presidente Capone.