Sabato 06 Settembre 2025 | 22:53

Puglia, dietrofront sulla norma anti-trombati: «È stata approvata». Ma il centrosinistra vuole già cancellarla

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Consiglio regionale della Puglia

Consiglio regionale della Puglia

L'emendamento proposto dalla grillina Laricchia sarà nella legge di bilancio. L'ipotesi di un contro-blitz per cancellarlo insieme a quello anti-sindaci

Sabato 28 Dicembre 2024, 05:42

BARI - Nel testo ufficiale della legge di bilancio 2025 verrà inserito (anche) l’articolo che riguarda le nomine della Regione. Cioè quello che, pur avendo ottenuto 24 voti favorevoli e 20 contrari, era stato dichiarato respinto durante la maratona in Consiglio per non aver raggiunto la maggioranza necessaria - secondo statuto - sulle deliberazioni in materia di bilancio. È questa la decisione presa dall’ufficio di presidenza del Consiglio dopo la richiesta di chiarimenti che la grillina Antonella Laricchia (firmataria della proposta insieme al leghista Conserva) aveva presentato prima di Natale. Ma non significa che la partita sia finita qui.

Le cinque pagine fitte dell’emendamento Laricchia, votate quasi compattamente dall’opposizione con il supporto di almeno 6-7 elementi della maggioranza, mettono infatti paletti alle nomine di competenza della giunta. E stabiliscono che il governatore Michele Emiliano dovrà ottenere - sulle nomine di propria competenza (dalle Asl alle aziende partecipate) il parere preventivo del Consiglio regionale, dal quale potrà sì discostarsi ma solo con decisione motivata. E, soprattutto, la norma Laricchia impedisce che possano accedere alle poltrone regionali i candidati non eletti: uno sbarramento ai «trombati», portatori di voti, da sempre premiati da Emiliano con il premio di consolazione nei cda delle «spa» o delle agenzie.

Lo statuto regionale prevede che le deliberazioni in materia di bilancio richiedano la maggioranza dei consiglieri (26 voti). Ma la norma si riferisce al voto in sé sulla legge, non ai singoli articoli che la compongono. Durante il dibattito in Consiglio del 18 dicembre la presidente Loredana Capone aveva dapprima sposato questa tesi (che bastassero i 24 voti), salvo poi confermare il «no» del tabellone elettronico dopo aver ascoltato il presidente Michele Emiliano. Laricchia ha però scritto all’ufficio di presidenza, ricordando che nel bilancio 2023 quattro articoli sono regolarmente passati con meno di 26 voti. Da qui il dietrofront: la norma sulle nomine ci sarà, anche se sarà probabilmente necessario un nuovo passaggio in Consiglio, magari sottoforma di comunicazione, per correggere formalmente il «respinto» riportato a verbale...

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