Incontriamo Fabiano Amati sul lungomare di Savelletri. Passeggiando tra un lido dal nome geometrico, bar, osterie di pesce e bracerie piene di turisti sedotti dal sole pugliese lo incalziamo sul nuovo incarico di assessore al Bilancio della Regione Puglia.
Amati, il suo impegno politico è iniziato nel consiglio comunale di Fasano. E all’aula dell’assemblea municipale ha rivolto un pensiero salutando il nuovo incarico. C’è un filo rosso da cogliere?
«Il municipio è il luogo politico dove si sta a contatto con la realtà di ogni giorno, con le strade, le scuole, gli ospedali e con le difficoltà delle persone, senza perdersi in tanti fronzoli. Se c’è un filo rosso da cogliere è dunque la realtà, le lacrime delle cose, portando alla Regione il metodo del Comune. Che è in fondo quello che sempre faccio».
In questo itinerario nello spazio pubblico, ci sono “maestri” a cui rendere omaggio?
«Sì, tanti, la maggior parte letti. Luigi Sturzo, Luigi Einaudi, Aldo Moro, Ignazio Silone, Ortega y Gasset e tanti altri. Tra quelli, invece, ascoltati più che frequentati, e per la fascinazione che produssero in me nei tempi della giovinezza politica, ci sono Ciriaco De Mita e Mino Martinazzoli. E per far cogliere la misura di questa fascinazione mi basta dire due cose dei due: di De Mita che rispondendo a un giovane aggressivo su cosa facessero i grandi per i giovani, gli rispose “facciamo il massimo possibile, invecchiamo”; di Martinazzoli che rispondendo a un giornalista curioso sulle decisioni da assumere in vista della Dc, a lui che invece stava provando a rianimarla per non farla morire, gli rispose “lei mi chiede di rispondere a domande che non mi sono mai posto”. È tutto questo per dire con due lampi cosa significhi aver avuto per maestri una schiera di realisti».
È stato un puntuale fustigatore delle mancanze delle giunte Emiliano nei due ultimi mandati. Ora indosserà la maglia emilianista nella giunta. C’è un aneddoto legato alla ricostruzione del rapporto personale con il governatore?
«Da alcuni mesi il nostro dialogo è diventato fluido e su cose molto concrete fatte o da farsi per i pugliesi. In questo contesto qualche settimana fa ci siamo scritti qualche messaggio e abbiamo convenuto su una sua frase: “la politica senza arte è come dipingere con la mazza della scopa”. In questo aneddoto un po’ proverbiale c’è il senso di una ricostruzione di rapporti che non ha cambiato né il mio né il suo temperamento, ma ci ha convinto a lavorare per accordarli».
I calendiani pugliesi protestano. Per assumere l’incarico di assessore è necessario il placet dell’ex ministro Calenda?
«Non è necessario ma sarebbe molto bello averlo, per lavorare in concordia».
Anche nel brindisino, i dem locali hanno silenziosamente borbottato per il suo assessorato…
«Le vicende del passato hanno lasciato residui. È umano. Ma i messaggi che mi stanno arrivando in queste ore dicono parole idonee alla vita prima che alla politica. Ricominciamo nel dialogo, perché abbiamo tanto da fare».
A prescindere dalle sigle, lei rappresenta l’anima liberale e riformista del centrosinistra. Cosa porta ora nell’esecutivo di questa visione politica?
«La libertà, che è l’essenza del mio fare, non è una cultura politica o peggio un’ideologia. È un metodo. È il metodo della realtà che prevale sulle illusioni e del realismo che prevale sul mondo idealizzato. Che gusto provate a parlare di repubbliche o principati che non esistono? Così chiedeva Machiavelli, per insegnare il rigetto di ogni mitizzazione, comprese le ideologie».
Avrà i cordoni della borsa delle risorse regionali per l’ultimo anno. Cosa si può migliorare in questi pochi mesi nella gestione? Quanto conta l’arrivo dei fondi Fsc da Roma?
«Ogni gestione economica si migliora agendo come se i soldi fossero i nostri. Prima di spendere bisogna chiedersi: “se i soldi fossero i miei farei quella spesa?” La ragioneria fu inventata dai greci, elevando l’amministrazione patrimoniale a livello del logos, della Parola. Poi furono i romani, geniali e pratici, a penetrare il segreto più intimo di questa scienza, facendo nascere imprese, banche e amministrazione pubblica, con un sistema di contabilità ordinata e valevole per tutti e non per tutti tranne che per la Pa. Circa i fondi Fsc, sono essenziali. Basta scorrere l’elenco delle opere da finanziare per rendersene conto. E ogni giorno di ritardo per avviare la spesa ha un costo notevole, perché il tempo che passa solo nella Pa sembra non avere valore».
Per andare subito nel pratico, Fdi con Michele Picaro invita a ritirare il provvedimento sui nuovi Lea…
«Non si risponde con domande a domande. Ma qui ci vuole, per segnalare il paradosso di quel punto di vista. È perché mai dovremmo ritirare un provvedimento che avvia 406 nuove prestazioni sanitarie, per la cui erogazione riceviamo i soldi? Se di quelle prestazioni avessimo bisogno io, Picaro o i nostri più stretti congiunti, avremmo il coraggio di riproporre un rinvio che va avanti dal 2017?».
Il suo primo provvedimento che porterà in giunta?
«Tra quelli più importanti dovrò valutare con gli altri colleghi assessori la necessità di assestare il bilancio, per poi procedere rapidamente alla predisposizione del bilancio 2025. Quest’anno dobbiamo provare a evitare l’approvazione troppo sotto Natale».
Sa come si dice assessore regionale in inglese? Qui siamo quasi gli unici a dialogare in italiano…
«Si dice regional minister. Dialoghiamo in italiano perché spesso ci spaventa il mondo. E questo si può capire. Ma a volte pretendiamo addirittura di dialogare in dialetto e ciò accade quando nei tempi dell’intelligenza artificiale dibattiamo sulle maggiori autonomie regionali, mentre tutto suggerisce un processo di riforma che riduca a più non posso le autonomie, in particolare nella regolazione della materia sanitaria, producendo paradossi e clamorose disuguaglianze».