BARI - L'approvazione del bilancio 2023 era l’ultimo atto del consiglio di amministrazione di Acquedotto Pugliese, il cui mandato triennale è scaduto il 10 luglio. Significa che la prossima settimana saranno esauriti anche i 45 giorni di proroga ope legis, e dunque che la Regione dovrà provvedere al più presto alle nomine nella principale società pubblica del Mezzogiorno, alle prese con alcuni dossier estremamente delicati.
L’entourage del governatore Michele Emiliano ha chiuso i cassetti alla vigilia di Ferragosto. L’attività amministrativa dovrebbe riprendere a fine mese. E, per quanto si riesce a comprendere, su Aqp non c’è ancora stata una riflessione organica. Anche perché i posti in cda sono da sempre oggetto delle mire dei partiti, interessati a utilizzare quelle poltrone in chiave compensativa. È stato fatto anche nel 2021, quando Emiliano ha mandato in cda l’ex sindaco di Capurso, Francesco Crudele, candidato non eletto alle Regionali in una dele sue liste civiche. O anche l’ex presidente del Consiglio comunale di Taranto, Lucio Lonoce, cooptato a dicembre 2022 per sistemare una partita politica locale.
Il nuovo cda però è tutto da definire. L’unica certezza sembrerebbe essere il rinnovo dell’incarico del presidente, il professor Domenico Laforgia, che segue in prima persona i tavoli su cui si decide il futuro della società. Dal 2023 Laforgia è in pensione e - in base alla legge Madia - non percepisce più il compenso previsto (60mila euro lordi l’anno). Questo significa che, in caso di rinnovo, continuererebbe a svolgere gratuitamente il suo incarico.
In questi mesi Aqp affronta il passaggio più delicato da quando la società è passata alla Regione. Il prossimo anno scade infatti la concessione per la gestione del servizio idrico integrato, e non è ancora chiaro cosa accadrà dopo il 31 dicembre 2025. Il governo ha impugnato la legge regionale con cui la Puglia avrebbe voluto ri-affidare per 30 anni il servizio ad Acquedotto, e l’Autorità idrica ha avviato il procedimento per l’individuazione del nuovo gestore: non è ancora stata trovata la formula giuridica che permetta di evitare la gara pubblica, e l’unica possibilità al momento sembrerebbe la costituzione di una nuova società dei Comuni in cui far confluire - dopo il 2026 - il patrimonio di Aqp. Ma non c’è solo questo. C’è infatti tutta la partita che riguarda Acque del Sud, la nuova società che il ministero dell’Agricoltura ha voluto per sostituire l’Ente irrigazione e gestire la grande adduzione (le dighe): Acquedotto Pugliese ne è il primo cliente. E c’è, non ultima, la partita contingente della crisi idrica: gli usi potabili sono sempre garantiti, ma esiste un tema legato al corretto uso delle risorse.
Ecco perché dal nuovo cda ci si aspetta un contributo maggiore. E questo potrebbe anche voler dire una cura dimagrante, per portare a tre i componenti (dagli attuali cinque) con l’obiettivo di garantire compensi capaci di attrarre professionalità: oggi infatti i consiglieri ricevono appena 15mila euro lordi all’anno. Sufficienti per soddisfare ambizioni politiche, ma non per avere esperti veri della materia. L’attuale consigliera De Francesco, per esempio, è una imprenditrice che gestisce un b&b in Salento, mentre la foggiana Rossella Falcone prima di avventurarsi in politica faceva l’impiegata in una Asl lombarda. Ma, a quanto sembrerebbe, sia Falcone che Lonoce potrebbero essere confermati per un secondo mandato.
Aqp non è l’unica partita su cui la giunta dovrà esercitarsi in materia di nomine. Alla ripresa Emiliano dovrà scegliere i capi dei dipartimenti. Dovrà prendere una decisione sui direttori generali delle Asl. E dovrà affrontare una volta per tutte il nodo del rimpasto di giunta, con l’affidamento della Sanità a Raffaele Piemontese. Tutte questioni su cui le pressioni della maggioranza restano fortissime.