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Regione Puglia, Emiliano vuole cambiare i direttori di dipartimento: rischiano in quattro

Regione Puglia, Emiliano vuole cambiare i direttori di dipartimento: rischiano in quattro

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Regione Puglia, Emiliano vuole cambiare i direttori di dipartimento

Consorzi di bonifica, dopo il rinvio a giudizio licenziato Borzillo. Sarà l’Aress a occuparsi di tutti i concorsi del sistema sanitario pugliese: passa la proposta presentata da Amati (Azione)

Mercoledì 27 Marzo 2024, 09:30

12:13

BARI - Il governatore Michele Emiliano vuole cambiare i vertici della macchina amministrativa regionale. Lo aveva annunciato prima di Natale il capo di gabinetto, Giuseppe Catalano. E negli scorsi giorni sono stati pubblicati gli avvisi per individuare i nuovi direttori di dipartimento più il responsabile della Comunicazione istituzionale e il segretario generale della presidenza, i cui contratti scadono tra maggio e giugno: i nuovi andranno avanti fino al termine della legislatura.

La decisione era stata annunciata ma non per questo è meno importante, proprio perché i direttori di dipartimento sono espressione diretta di Emiliano o comunque degli assessori della sua giunta: a ciascuna delega corrisponde un manager, mentre il segretario della presidenza e il capo della comunicazione istituzionale rispondono direttamente al presidente. Ovviamente è partito il totonomi.

Emiliano sembrerebbe intenzionato a una parziale rotazione degli incarichi di vertice, così come ha già chiesto di procedere alla rotazione dei dirigenti di carriera in alcune posizioni chiave (ad esempio la responsabile della Trasparenza). Una buona parte dei direttori, dunque, dovrebbe essere confermata. Di recente sono state pubblicate le «pagelle» dei direttori, cioè le valutazioni effettuate per stabilire la retribuzione di risultato relativa al 2022. Soltanto in quattro hanno raggiunto il 100% degli obiettivi: Gianna Elisa Berlingerio (Sviluppo economico), già candidata con Emiliano alle scorse elezioni regionali, Gianluca Nardone (Agricoltura), Pasquale Orlando (Fondi europei) e Roberto Venneri (Segreteria della presidenza), cui si aggiunge Rossana Lanza (Avvocatura) che non rientra tra gli incarichi da rinnovare. Lino Albanese (Bilancio) ha preso 96 su 100, altri sette si sono fermati a 95, due a 90: tra questi ultimi il direttore del dipartimento Personale, Ciro Imperio, di cui appare possibile l'avvicendamento insieme ad Aldo Patruno (Turismo). Gli altri due in bilico sono Paolo Garofoli (Ambiente) e Vito Antonacci (Trasporti). Ieri diversi assessori, nella riunione di giunta, si sono lamentati con il presidente Emiliano ritenendo «disgregante» un avvicendamento fatto in questo momento.


La stessa giunta ha disposto poi la revoca di Alfonso Borzillo come commissario dei Consorzi di bonifica. La decisione arriva dopo il rinvio a giudizio dell’ex esponente politico di centrodestra, finito a processo per turbata libertà degli incanti, induzione indebita e abuso d’ufficio nell’ambito di una indagine della Procura di Bari su appalti e assunzioni. Al suo posto è stato nominato Francesco Ferraro, direttore generale dell’Arif.


Ieri intanto un vero e proprio blitz in Consiglio regionale ha portato all’approvazione di una norma, voluta da Fabiano Amati (Azione), che nei fatti toglie alle singole Asl la gestione del personale per accentrarla o sull’Aress (l’agenzia sanitaria) oppure («sulla base di una delibera della giunta») a una delle sei Asl provinciali. La norma è passata con il parere positivo di Emiliano e costituisce, nei fatti, un anticipo dell’«Azienda zero», cioè della nuova Asl che dovrebbe occuparsi di appalti e gestione del personale. L’assessore alla Salute, Rocco Palese, avrebbe preferito attendere una riforma organica dell’agenzia regionale.
«Non sarà la soluzione di tutti i problemi della sanità - dice Amati - ma si mette fine a una forma nemmeno celata di feudalesimo, fondato sulle aziende sanitarie intese come repubbliche autonome e indipendenti, con chiari risvolti di inefficienza». La legge impone di partire entro 30 giorni ma l’applicazione della novità non sarà facilissima, perché l’Aress non ha la struttura necessaria a occuparsi di gestione del personale (il nuovo direttore generale Giovanni Migliore ha detto che «non ci sono nemmeno le scrivanie per tutti»), mentre gli uffici del personale delle singole Asl rischiano di essere travolti dai concorsi e di non poter più occuparsi delle attività ordinarie. Fonti del Dipartimento salute spiegano però che la norma va approfondita: l’Aress non è una azienda strumentale del servizio sanitario, e dunque non può fare concorsi per conto delle Asl. In base alla norma approvata ieri l’Aress, che ha anche la funzione di Ota («organismo accreditante» della sanità privata), dovrebbe ora occuparsi pure delle verifiche sugli accreditamenti. Significa riportare sotto lo stesso tetto controllanti e controllori della sanità privata.

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