Strade, porti e ferrovie. E un poi un fantasma che aleggia durante (e dopo) lo show portuale del vicepremier Matteo Salvini: le Comunali di Bari e Lecce. La dichiarazione secca c’è: «Vincere le elezioni è uno dei nostri obiettivi, come Lega e come centrodestra - spiega il vicepremier -, e cercheremo i candidati migliori con la coalizione unita. Abbiamo fatto due nomi ma non imporrò mai un candidato sindaco».
In realtà c’è molto più di questo: Salvini ha affrontato la faccenda con i suoi durante il pranzo al Circolo Unione e la questione, a quanto emerge, si pone innanzitutto sotto il profilo dei tempi. Il centrodestra vuole accelerare su Lecce e individuare il nome prima delle primarie del centrosinistra fissate per domenica 26 novembre. C’è di fatto una settimana e i nomi sul tavolo sono tre: Ugo Lisi, Paolo Pagliaro e Adriana Poli Bortone. Il primo, presente alla manifestazione di ieri e assessore esterno al Comune di Galatina, è quello fra i tre accreditato in quota Carroccio. Non un leghista purosangue ma comunque un candidato che potrebbe occupare lo slot dei salviniani. Un’opportunità che però si porta dietro la consapevolezza di bruciare l’opzione barese. Se sarà Lisi, insomma, la Lega non potrà spingere più di tanto per Fabio Romito o Davide Bellomo. Il che, però, non significa rinunciare completamente a entrare nella partita del capoluogo.
Dalla prospettiva leghista un’altra opzione, infatti, porta ad una candidatura barese di alto profilo civico che possa mettere tutti d’accordo e abbia possibilità di vincere. E magari - anche alla luce delle divisioni nel campo opposto - che non dispiaccia troppo almeno a uno dei due leader della sinistra pugliese, cioè Michele Emiliano e Antonio Decaro. Quasi impossibile trovare una sponda, anche indiretta, nel secondo, più agevole forse nel primo. Siamo però lontanissimi dal celebre «modello Altamura», l’esperimento elettorale che a maggio incoronò primo cittadino Antonio Petronella, candidato sindaco appoggiato da Emiliano, dalla Lega, dall’Udc e da pezzi del civismo popolare. Niente di tutto questo. Qui piuttosto, in caso di mancato affondo dei partiti, si tratta di individuare qualcuno che possa anche «non dispiacere a...», traendo così profitto dalle fratture altrui. Il nome che, tra gli altri, circolava ieri - inevitabile anche in virtù della location - è quello del presidente dell’Autorità Portuale Ugo Patroni Griffi che, però, mai nulla ha concesso sul punto. Per ora sono solo parole.