BARI - «Sono inaccettabili» le nuove norme con cui a dicembre la Regione Puglia ha eliminato il divieto di inserire i cordoni dunali nelle concessioni demaniali. Dopo la reazione dell’ex governatore Nichi Vendola, che nel 2015 volle la legge per blindare gli elementi caratteristici del paesaggio costiero pugliese, il caso sollevato lunedì dalla «Gazzetta» (nel silenzio della politica locale) è diventato nazionale. «Che un governo di sinistra si renda responsabile di togliere i vincoli e dare le dune ai privati è semplicemente vergognoso», dice Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra che lancia un appello ad Emiliano: «Cancelli l’emendamento e ripristini i divieti esistenti, perché la tutela del nostro patrimonio ambientale non può essere compromessa da interessi economici o politici».
«Le dune - ricorda Bonelli - rappresentano ecosistemi fondamentali non solo per il loro valore paesaggistico, ma anche per la loro funzione cruciale nel contenimento dell’erosione. La tutela ambientale dovrebbe essere una priorità, invece sembra che la Puglia, sotto la guida del centrosinistra, stia seguendo le orme del centrodestra e delle proposte di Daniela Santanchè, che mira alla privatizzazione delle spiagge italiane e all’occupazione di aree particolarmente sensibili dal punto di vista ambientale».
I cordoni dunali sono le aree in cui il vento forma accumuli di sabbia che, a loro volta, vengono ricoperti di vegetazione formando zone di particolare pregio dal punto di vista paesaggistico. Nel 2015 queste aree vennero esplicitamente escluse dalla possibilità di far parte delle concessioni demaniali, prevedendo che i Piano comunali delle coste (quasi mai approvati, ma è un’altra storia) definissero «zone di rispetto» che non possono essere oggetto di concessione ai privati. Con l’emendamento proposto dal Pd e approvato silenziosamente nella manovra di bilancio di dicembre, il vincolo è venuto meno: le dune possono rientrare nelle concessioni demaniali e sui cordoni dunali (previa autorizzazione paesaggistica) possono essere montate passerelle e piattaforme leggere, per il passaggio verso la spiaggia ma anche per l’utilizzo temporaneo da parte dei lidi. Una scelta che il vicepresidente della Regione, Raffaele Piemontese, che ha la delega al Demanio, ha spiegato con la necessità di garantire la pulizia e la sorveglianza dei cordoni dunali: siccome i Comuni non se ne occupano perché non hanno soldi - ha spiegato alla «Gazzetta» - meglio farlo fare ai privati. «La Puglia, con oltre 5.600 concessioni, è seconda in Italia dietro alla Liguria - attacca Bonelli -. Oggi la Regione si assume la pesante responsabilità di concedere ai privati ulteriori tratti di costa di fondamentale rilevanza ambientale. È preoccupante constatare come, in alcuni casi come questo, le differenze tra centrosinistra e centrodestra si annullino».
Dall’entourage di Emiliano fanno sapere che sulla questione è stato disposto un approfondimento da parte del gabinetto, anche per capire se l’emendamento approvato a dicembre (primo firmatario Di Gregorio del Pd) avesse come obiettivo la salvaguardia di casi specifici. Ma intanto arrivano anche le critiche dell’associazione ecologista Fare Verde. La motivazione alla base della norma, secondo il consigliere Sandro Marano, «fa a pugni con la logica e il buon senso». «Il fatto che nei sei mesi dall’applicazione di questa legge non sono stati segnalati abusi - prosegue Marano -, dovrebbe far pensare che forse i privati hanno capito che il calpestio porta al rapido degrado e alla distruzione delle dune. È la ragione per cui questo inestimabile patrimonio naturalistico va preservato con recinzioni dissuasive in legno e passerelle obbligate per l’accesso alle spiagge, senza alcuna legge inutile e potenzialmente nociva come questa».