BARI - Le campagne non sono al sicuro, sono esposte alle angherie di schegge di criminalità che rendono la vita degli agricoltori difficile. Gli episodi di estorsioni, danneggiamenti e furti si susseguono negli agri di tutta la Puglia e la paura serpeggia velocemente, tra vigneti e ulivi, e costruisce muri di omertà. Le mafie, dal capoluogo alla Bat a Foggia, passando dal Tarantino e dal Leccese, trovano nell’agricoltura terreno fertile per affari illeciti. È quanto emerso in occasione del convegno organizzato a Bari, ieri, da Coldiretti Puglia. Al tavolo di confronto, il presidente regionale Savino Muraglia e il direttore regionale Pietro Piccioni, hanno illustrato la mappa della criminalità al Sostituto Procuratore nazionale Antimafia Giuseppe Gatti, alla presenza di Angela Partipilo, segretario generale della Camera di Commercio, di Irene Canfora, ordinario di Diritto Agrario dell’Università di Bari, di Colomba Mongiello dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, di Antonia Bellomo, Prefetto di Bari e di Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia. Tutti d’accordo su un punto: è necessario sensibilizzare gli agricoltori all’importanza di denunciare per rendere più sinergiche le attività di polizia.
«L’agricoltura pugliese è particolarmente appetibile – ha sottolineato Savino Muraglia, presidente Coldiretti Puglia – perché rappresenta una grande realtà economica e sociale intorno alla quale si sviluppa un notevole indotto. Basti pensare che nel 2022 ha raggiunto, nonostante le minacce del clima e della siccità, il valore di oltre 3 miliardi di euro di produzione lorda vendibile e oltre 5 miliardi di valore dell’agroalimentare».
In questo contesto, le mafie operano attraverso i furti di attrezzature e dei mezzi agricoli, il racket, le estorsioni. Impongono il pizzo spesso sotto forma di imposizione di manodopera o di servizi di trasporto o di guardiania. Lungo le strade di campagna, le minacce corrono veloce e dalle parole si passa ai fatti con il danneggiamento delle colture e le aggressioni fisiche e verbali.
E poi c’è la criminalità spicciola che, come ha spiegato Pietro Piccioni, direttore Coldiretti Puglia, rende difficile la vita degli imprenditori, costretti a vigilare di notte e anche in pieno giorno mentre si moltiplicano i furti di ferro, acciaio, rame, cavi elettrici e telefonici in campagna. Con conseguenze inevitabili: le aziende rimangono spente e isolate e i pozzi per irrigare restano fermi, pregiudicando le produzioni agricole che hanno bisogno di acqua.
A soffocare l’economia agricola poi ci sono i rincari delle materie prime, dettati dalla guerra in Ucraina, che hanno aggravato le distorsioni dal campo alla tavola in una situazione in cui, per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti, meno di 15 centesimi vanno a remunerare il prodotto agricolo. In questo senso – secondo la Coldiretti - l’approvazione delle norme contro le pratiche sleali nel commercio alimentare, rappresenta una svolta storica per garantire un giusto prezzo ad agricoltori e allevatori. I risultati dell’attività di contrasto confermano, ha concluso l’organizzazione degli imprenditori agricoli, la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie, ancora larghe, della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare perché l’innovazione tecnologica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali, rendono più pericolose le frodi.