Al 2030 mancano sette anni, ma la preoccupazione tra le marinerie italiane sale sempre più per la decisione adottata nei giorni scorsi dalla Commissione Pesca dell’Unione Europa, presieduta dal lituano Virginijus Sinkevicius, di «eliminare gradualmente la pesca a strascico dal 30% dei mari italiani» colpevole, secondo la struttura scientifica comunitaria, di un significativo impatto sull’ambiente marino.
Lo strascico è una delle tecniche localmente più diffuse per pescare, con reti e attrezzi, specie ittiche che vivono in prossimità o sul fondale marino.
«La pesca a strascico - spiega Simone Riccardi, biologo marino e consulente di diverse Regioni che fa parte del gruppo di lavoro impegnato nella stesura delle osservazioni al dispositivo comunitario - secondo i monitoraggi eseguiti annualmente su aree campione, ciascuna con una estensione di 25 chilometri quadrati, causerebbe significativi impatti sull’ambiente marino...