BARI - Tra amicizia e le ragioni della politica nel corto circuito con la giustizia. Gianfranco Fini, dopo dieci anni, ritorna in Puglia per un appuntamento politico-culturale all’Università di Bari, ovvero per la presentazione del libro «Io sono libero» di Giuseppe Scopelliti, ex governatore della Calabria. Il presidente emerito della Camera proprio nel capoluogo regionale aveva chiuso il 22 febbraio 2013 la campagna elettorale della lista Futuro e Libertà per le politiche, al Cinema Royal, introdotto da Salvatore Tatarella. Il tema di quell’appuntamento era «La destra delle riforme e della legalità», una formula sovrapponibile - almeno per questi due capisaldi - alle scelte del premier Giorgia Meloni su presidenzialismo e autonomia da un lato, e sulla difesa dell’ergastolo ostativo e del 41 bis dall’altro.
L’iniziativa promossa oggi dalla Fondazione Tatarella, in partnership con l’Aiga, si svolgerà nell’aula Aldo Moro alle 17,30 e avrà relatori d’eccezione: dopo i saluti di Giorgio Campanale (rappresentante degli studenti), di Sergio Fanelli (Associazione Stella del Sud) e di Palmo Dorian Saracino (Aiga), ci saranno gli interventi di Scopelliti, del prof. Filippo Bottalico (associato di Diritto Penale), di Salvatore D’Aluiso (presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bari) e di Fabrizio Tatarella (Fondazione Tatarella). Poi ci sarà un dialogo tutto politico sul tema «Giustizia giusta o ingiusta: il caso Giuseppe Scopelliti» con il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, Gianfranco Fini e il governatore della Puglia Michele Emiliano.
Fini ritorna dunque in Puglia, antico laboratorio di una destra ambiziosa: proprio nel 1993 qui mosse i primi passi l’evoluzione del Msi verso il governo, con la conquista di tanti comuni. Divennero a guida monocolore della Fiamma la città di Giuseppe Di Vittorio, Cerignola (con Salvatore Tatarella sindaco), ma anche San Vito dei Normanni (con Antonello Trizza), Altamura (con Vito Plotino), Mola (Ernesto Maggi), Terlizzi (Alberto Amendolagine) e Corato (Luigi Di Gennaro). La stagione della corsa nei comuni, che ebbe il culmine con i ballottaggi perdenti a Roma di Fini contro Rutelli e a Napoli di Alessandra Mussolini contro Antonio Bassolino scongelò definitivamente i voti della destra, e Silvio Berlusconi in un ipermercato di Casalecchio di Reno, dichiarando la preferenza per Fini a Roma, posa la prima pietra per la costruzione dell’alleanza d centrodestra, vittoriosa nelle politiche del marzo 1994 (Giuseppe Tatarella divenne vicepremier del tycoon).
Il politico bolognese è tornato frequentemente a Bari, nel 1998 per il funerale di Giuseppe Tatarella, nei primi anni 2000 per inaugurare il busto di Araldo di Crollalanza, podestà della città a cui la giunta socialista di Franco De Lucia aveva intitolato una parte centrale del lungomare. Alla Fiera del Levante aveva promosso «Obiettivo Sud», kermesse meridionalista che aveva come logo un limone giallo simile a quello del claim del film «Mio cognato» di Alessandro Piva.
Questo evento non è però preambolo di alcun ritorno in campo di Fini: presente con frequenza nel salotto progressista di Lucia Annunziata su RaiTre, si considera un osservatore e ha un canale di dialogo con Palazzo Chigi, avendo lanciato giovanissima Giorgia Meloni come vicepresidente della Camera. A Bari presenterà il libro di un amico antico, «Peppe» Scopelliti, con un pensiero a Giuseppe e Salvatore Tatarella, un saluto per i tanti vecchi amici e uno sguardo alla destra modernizzatrice che aveva teorizzato con il Richelieu di Cerignola nei primi anni novanta, diventata adesso locomotore del governo pro-presidenzialismo degli ex giovani di Fratelli d’Italia.