Taranto, un mare di euro per 4 nuovi sommergibili: ecco i killer degli abissi
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patrizia nettis
20 Gennaio 2021
GIOIA DEL COLLE - Il primo tentativo non è andato a buon fine. E non si può capire che cosa si prova a tornare indietro senza essere riusciti a salvare una vita, confidano gli stessi militari alla «Gazzetta».
Ma loro sono uomini che non si arrendono facilmente e che non conoscono riposo, dato che assicurano 24 ore su 24, per 365 giorni l’anno, la ricerca e il soccorso. Ci hanno riprovato con la determinazione che li contraddistingue e ci sono riusciti.
C’è tanto cuore nel recupero dei due escursionisti di 42 e 34 anni bloccati a 15 gradi sotto zero sul Monte Alpi, a Castelsaraceno, nei pressi di Latronico, in Basilicata, effettuato dall’84esimo Centro Csar (Combat Search and Rescue) di Gioia del Colle. Un lavoro congiunto che ha visto impegnata l’Aeronautica militare (e in particolare il Gruppo elicotteristi appartenente al 15esimo Stormo di Cervia, ma di stanza nella base gioiese) insieme ai Vigili del fuoco di Bari.
L’elicottero dell’Aeronautica, su ordine dell’Rcc (Rescue Coordination Center) del Comando operazioni aerospaziali di Poggio Renatico (Ferrara), è decollato dalla base di Gioia nella nottata di due giorni fa per la ricerca e il soccorso dei due dispersi.
Le condizioni meteo hanno reso difficoltose le operazioni, tanto che la prima uscita notturna non è andata bene. Qualche ora dopo però l’elicottero ci ha riprovato insieme ai Vigili del fuoco e, tramite l’utilizzo del verricello, gli alpinisti potentini sono stati messi in salvo. Erano in condizioni precarie, in ipotermia per la notte passata sotto la neve, ma ce l’hanno fatta. Grazie alla professionalità di militari che non conoscono la paura. Il coraggio degli uomini del Csar si misura nelle parole del tenente colonnello Lorenzo Leone, capo dell’equipaggio che ha svolto l’operazione:
«Quando lasci vite umane in pericolo vai via con la morte nel cuore perché sai che tu sei per loro l’ultima speranza. Sei conscio di aver fatto il tuo dovere, ma non puoi spingerti oltre il limite, mettendo a repentaglio il tuo equipaggio. Siamo felici di avercela fatta - confessa - e di essere riusciti a coordinarci con le superiori autorità per far andare di nuovo noi sul posto perché sapevamo che sarebbe bastato avere un po’ di visibilità in più».
Con il tenente colonnello Leone c’era il secondo pilota, il capitano Luca Michele Sarcina, che racconta: «La sala operativa (dove c’era l’operatore Sor, il primo luogotenente Marcello Fontana, ndr) mi ha contattato in piena notte, alle 3,48. Dopo aver preso l’equipaggiamento di bordo (giubbetto di sopravvivenza, casco e visori Nvg, Night Visual Googles, cioè idonei alla perlustrazione notturna), siamo partiti. Nonostante le condizioni meteo, abbiamo raggiunto il punto. Subito mi sono reso conto della zona impervia e delle nuvole che nascondendo le pareti a strapiombo e le cime innevate rendevano tutto più complicato nel buio».
La testimonianza sembra un film: «In pochi minuti, grazie a una luce di segnalazione, abbiamo individuato i due alpinisti. Abbiamo provato varie volte ad avvicinarci ma con scarsi risultati per il vento e le nuvole. Credo però che anche solo il rumore dell’elicottero fosse un forte deterrente per gli alpinisti a lasciarsi andare alla ipotermia». Infatti l’elemento psicologico può essere determinante in queste situazioni.
«Il tempo passava e il carburante diminuiva - spiega -. Ci siamo dati un Bingo (una quantità di carburante per rientrare in sicurezza). Siamo atterrati in valle e abbiamo aspettato con gli occhi rivolti verso la vetta nella speranza che il forte vento da Nord portasse via le nuvole. Purtroppo il Bingo è arrivato prima che il tempo migliorasse e dopo un ultimo passaggio sul punto per non far sentire soli gli alpinisti siamo rientrati in base. La seconda volta, invece, nonostante le condizioni fossero sempre al limite, c’era lo spazio per operare in sicurezza». Grazie anche alla presenza dei Vigili del fuoco.
«Questo tipo di missioni ci ripaga completamente degli sforzi e dei sacrifici che vengono fatti dal nostro personale - dice il comandante dell’84° Centro Csar, maggiore pilota Flavio Perona - perché, nonostante il periodo di emergenza Covid, i nostri uomini continuano ad affrontare l’addestramento con il massimo impegno. Uno degli onori più grandi è la salvaguardia della vita umana, è il massimo ritorno che si può avere».
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