Un altro impegno operativo per il 36° Stormo di Gioia del Colle griffato Nato. Questa volta in Romania. E' partita ufficialmente, infatti, la missione Black Shield con l'integrazione - per la difesa dello spazio aereo rumeno - tra gli Eurofighter italiani (ci saranno anche velivoli del 4° - è alla guida della nuova avventura - e del 37° Stormo) e i Mig di Bucarest. Per i piloti e gli specialisti made in Puglia, schierati sulla base aerea di Mihail Kogalniceanu, a pochi chilometri da Costanza, si tratta di un ulteriore riconoscimento alla professionalità e alla preparazione del reparto più decorato dell'Aeronautica militare. La Task force air 4th wing (questo il nome ufficiale) ha raggiunto la piena capacità operativa. L'apposito attestato dic certificazione è stato consegnato in una cerimonia al colonnello Andrea Fazi, dal generale Carlo Ruben Garcia Servert, comandante del Caoc di Torrejon.
L'attività degli aerei italiani, oltre a concorrere all'integrità dello spazio aereo rumeno, consentirà di condurre attività operative finalizzate a rafforzare la cooperazione e quindi l’interoperabilità tra gli assetti nazionali e quelli della Romania, nonché dei contingenti alleati presenti nell’area d’interesse, in analogia a quanto già perseguito dall’Aeronautica militare in Islanda, in Bulgaria, nei Paesi Baltici. Infatti dal 2004, con l’ingresso nell’Alleanza atlantica di questi Paesi, gli spazi aerei sono divenuti parte integrante dello spazio euro-atlantico e, come tali, sono stati inclusi nel sistema di difesa aerea e missilistico della Nato. Peraltro, diversi membri dell’Alleanza non dispongono di assetti in grado di garantire appieno la propria difesa aerea secondo gli standard richiesti dalla Nato e, in questi casi, altri Paesi membri si fanno carico – permanentemente o a turno – di integrarne le capacità di difesa aerea. È quanto svolge, ad esempio, la nostra Aeronautica militare nei confronti della Slovenia (permanentemente), dell’Albania e del Montenegro.
La NATO ha deciso inoltre un potenziamento di tali attività – la cosiddetta enhanced Air Policing – a favore dei Paesi membri del fianco orientale. Tali missioni rappresentano quindi la capacità dei Paesi dell’Alleanza di condividere e ottimizzare l’impiego di mezzi, di personale e di professionalità, per salvaguardare lo spazio aereo Nato, riducendo i costi e massimizzando l’efficienza.