Raffaele Fitto, vice commissario esecutivo della Commissione europea, è sulle barricate per difendere la sua delega alla Coesione e il modello di dialogo con i territori attraverso i patti con le regioni: lo schema vigente è oggetto di una ipotesi di revisione centralista da parte della presidente Ursula von der Leyen, interessata a erogare le risorse in one shot, ma agli stati nazionali, riproponendo la procedura adottata per il Pnrr.
La partita tra Fitto e Ursula è in corso, e con il leader salentino ci sono a Bruxelles anche colleghi commissari di peso, a partire da Piotr Serafin, polacco del Ppe, detentore della delega al Bilancio. In Italia ha un inedito sostegno trasversale: si sono espressi contro il neocentralismo di Ursula anche intellettuali dem come Paolo De Castro, ex presidente della Commissione agricoltura del parlamento europeo (ha parlato di “rinazionalizzazione dei fondi per la Coesione” e di un dissenso che “unirebbe i due terzi dei parlamentari continentali”), e anche governatori non di centrodestra. Al termine di un incontro tenuto nella capitale belga, Alessandra Todde, governatore della Sardegna e pasionaria grillina, ha elogiato Fitto per la sua “comprensione e ascolto rispetto alla preoccupazione sul futuro della politica di Coesione”, che “da ex presidente di regione la comprende bene”. E proprio la leader contiana puntualizza che Fitto “vive una difficoltà in questo momento rispetto a una posizione complessiva della Commissione Europea che tende alla centralizzazione”.
Fitto, insieme ad altri commissari, cercherà fino al 16 luglio - data nella quale la von der Leyen presenterà il documento finanziario per il settennio 2028-2035 - di difendere le sue prerogative, pur in una visione nella quale i fondi della Coesione hanno bisogno di un nuovo orizzonte: non a casa il politico di Maglie ha dato il via libera alle cinque nuove priorità per le risorse da impiegare entro il 2027, dall’energia alla casa, dalle risorse idriche alla competitività e alla difesa (e le spese militari sono un tema che divide molto a sinistra e soprattutto nel Pd, con la Schlein schierata contro il ReArm e i suoi in Ue costretti a votare le risoluzioni con passaggi militaristi per i patti sottoscritti nell’accordo macroniani-Ppe-socialisti).
Chi immagina questo confronto rovente in Europa come un duello felpato sbaglia: von der Leyen e Fitto sono due democristiani di formazione, ma storicamente i confronti Dorotei erano miti nelle parole, ma acuminati nella dialettica materiale…