Presidente Stefano Bonaccini, eurodeputato dem eletto con oltre 390mila preferenze e in vacanza in questi giorni Puglia (a Ostuni con l'amico cardiologo Fabio Sgura), si attendeva questa risposta - da tutta Italia - delle 500mila firme in dieci giorni contro il disegno autonomista del governo e del ministro Calderoli?
«Francamente sì, perché molti cittadini, non solo al Sud, hanno compreso che questa autonomia differenziata non è pensata per responsabilizzare i governi locali o togliere burocrazia e dare certezza di programmabilità delle risorse, come chiedeva la proposta che avanzai sei anni fa, dopo averla scritta insieme a tutte le parti sociali (anche la Cgil) dell’Emilia-Romagna, senza alcun voto contrario in consiglio regionale».
La riforma voluta dalla Lega invece…
«L’autonomia del governo Meloni rimette al centro i residui fiscali, cioè lascia risorse ad alcuni, ovviamente togliendoli ad altri, dunque crea ulteriori squilibri e distanze tra Nord e Sud del paese. Non solo, non prevedendo prima la definizione dei cosiddetti Lep, i livelli essenziali di prestazione, né prevedendo il passaggio dalla spesa storica ai costi standard, viene meno alla proposta che avanzai anni fa e che trovò ascolto in ben tre commissioni parlamentari con ben tre diversi governi. Insomma, man mano che si informa e ci si informa emerge chiaro che è una scelta sbagliata, perché iniqua. Uno scalpo dato alla Lega da parte di Fdi che l’autonomia mai l’avrebbe voluta, in cambio del via libera al premierato».
Dal 2018 al 2024: inizialmente i governatori progressisti erano favorevoli al percorso autonomista. Cosa e’ cambiato con l’attuale riforma della destra?
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