L’approccio è cambiato. Anche quello istituzionale. Prendiamo il Ministero dell’Ambiente, ad esempio, «un Ministero che vuole dialogare con gli imprenditori, con gli stakeholders e con le associazioni di categoria. Con la tecnologia si può avere anche più tutela dell’ambiente e della Salute, ovviamente dei cittadini e sviluppare comunque l’economia e dare una mano agli imprenditori che hanno creduto e che continuano a credere in questo paese con gli investimenti»: così Vannia Gava, viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica una delle voci dell’evento «In un mondo di Plastica facciamo la Differenza», condotto da Nicola Porro, che ha chiuso l’assemblea generale di Confindustria Cisambiente, nel Palazzo di Confindustria a Roma. Evento che ha fatto seguito alla nomina ufficiale del pugliese Donato Notarangelo, nuovo presidente di Confindustria Cisambiente per il biennio 2024 - 2026.
Partiamo dal «riciclo», uno degli «assi portanti della competitività perché ci consente di riutilizzare in maniera virtuosa prodotti che altrimenti diventerebbero semplici rifiuti». ha spiegato Vincenzo Marinese, vicepresidente Confindustria per l’organizzazione e i rapporti con i territori e le categorie, secondo il quale «la salvaguardia dell’ambiente e lo sviluppo dell’attività economica non sono affatto in contrasto e anzi, l’industria può svolgere un ruolo determinante nel conseguire gli obiettivi climatici». All’incontro ha peso parte anche Lucia Leonessi, direttore generale e fondatore di Confindustria Cisambiente. «Quando abbiamo scelto di fondare Confindustria Cisambiente, non pensavamo di avere un risultato così grande in termini di adesioni a nemmeno 8 anni di distanza. Infatti - ha spiegato Leonessi - sono ben 1300 aziende, ma non conta tanto il numero, quanto quello in cui siamo impegnati. Oggi ci sono nuovi mercati, le Terre rare, i RAEE, rivalorizzare e dare una nuova vita a tutti i rifiuti cercando di liberare il pianeta, ma soprattutto creare una nuova immissione di materia prima nel mondo della produzione».
Secondo il neopresidente Notarangelo, «nel contesto attuale i paradigmi sono cambiati, non si parla più di rifiuto, ma di risorsa da valorizzare, e non si parla più solo di bonifica di un sito contaminato, ma di riqualificazione ambientale e rigenerazione. Ci aspettano anni molto importanti che avranno ripercussioni sulla quotidianità delle generazioni future. Abbiamo davanti a noi le sfide del Green New Deal e del PNRR, ma allo stesso tempo dobbiamo porre particolare attenzione a come si evolve la normativa europea, che ha grande incidenza nel contesto nazionale: tuteleremo le nostre filiere ed il nostro know how che sono un’eccellenza europea e non solo».
«L’Italia è un Paese leader nel recupero del riciclo con un tasso complessivo dei rifiuti da imballaggio che supera il 70%. La quota di plastiche che però viene riciclata in Italia si ferma al 46%» ammonisce Luca Dal Fabbro, Presidente del Gruppo Iren. Ovviamente parliamo di acciaio, materiale così indissolubilmente connesso all’economia pugliese, che «può essere riciclato infinite volte senza perdere le sue proprietà - spiega Antonio Gozzi, Presidente di Federacciai - questa caratteristica lo rende essenziale per l'economia circolare e un modello che mira a ridurre al minimo gli sprechi e a utilizzare le risorse in modo più sostenibile». Gozzi ha ricordato che «per rispettare gli obiettivi dell'Accordo di Parigi, è necessario ridurre le emissioni dirette della produzione globale di acciaio del 90% entro il 2050 e i rottami ferrosi saranno determinanti per raggiungere un acciaio a emissioni quasi zero a livello globale».
All’incontro hanno preso parte anche Giuseppe Dalena, presidente AIREC, Roberto Bianco, presidente Greentire, Marco Versari, presidente Consorzio Biorepack, Giovanni Sale, vicepresidente Senior Gruppo MAIRE, Maria Siclari, direttore generale ISPRA. Siclari ha assicurato: «L’Italia ha raggiunto risultati che sono assolutamente positivi, si può fare molto di più, ma sono positivi».