Chi pensava al Super Ecobonus come ad una panacea per rilanciare l’economia e il settore edile, ha toppato alla grande. L’importante incentivo per la ripartenza green del nostro Paese, invece, pare abbia sortito l’effetto contrario, cioè quello di mettere in ginocchio alcuni settori. Partiamo da alcuni numeri: l’affare Super Ecobonus 110%, secondo quanto riferisce la Cgia di Mestre in una sua analisi, è costato alle casse pubbliche 122,6 miliardi di euro di detrazioni fiscali.
«Ebbene - commenta Paolo Zabeo, coordinatore del Centro Studi Cgia di Mestre - se lo Stato, anziché finanziare quasi esclusivamente l’edilizia privata, avesse investito queste risorse (pari a oltre 6 punti di Pil) per realizzare alloggi pubblici ad un costo ipotetico di 100mila euro cadauno, potremmo contare su 1,2 milioni di nuove unità abitative. Pertanto, in linea puramente teorica, avremmo potuto demolire tutte le 800mila case popolari presenti in Italia, molte delle quali versano in condizioni fatiscenti, e ricostruirle con tecniche innovative e con classi di efficienza energetica elevate».
«Non solo. Grazie a questa operazione - aggiunge Zabeo - disporremmo di 400mila alloggi pubblici in più e avremmo in massima parte risolto l’emergenza abitativa che colpisce, in particolare, le fasce sociali più deboli del nostro Paese corrispondenti, secondo il Censis, a 3,5 milioni di persone».
Il Superbonus, ricordiamo, è venuto alla «luce» nel maggio del 2020 e sin dall’inizio la sua applicazione, è stata fortemente legata agli altri bonus edilizi (ristrutturazione edilizia, rigenerazione energetica, sisma, mobili, etc.). Questo «intreccio», in realtà, ha contribuito a far esplodere la giungla burocratico-legislativa che in questi quattro anni ha comportato oltre 280 modifiche normative e relativi chiarimenti in materia di bonus edilizi. Una situazione che ha creato tra gli addetti ai lavori e tra i proprietari di abitazioni tanta confusione e altrettanta incertezza applicativa, favorendo, in parte, anche la proliferazione di truffe ai danni dello Stato.
Secondo l’Agenzia delle Entrate, ad oggi le frodi riconducibili ad un utilizzo illegale dei bonus edilizi sono state pari a 15 miliardi di euro, di cui 8,6 sono stati oggetto di sequestri preventivi da parte dell’autorità giudiziaria e 6,3 sono stati sospesi.
Secondo la Cgia, entro il 30 aprile scorso, gli interventi di ristrutturazione/efficientamento edilizio realizzati per mezzo del Superbonus, sono stati poco meno di 500mila (precisamente 495.469). Nonostante gli oneri a carico dello Stato siano pari a 122,6 miliardi di euro, solo il 4,1% del totale degli edifici residenziali presenti nel Paese è stato interessato dall’agevolazione fiscale.
A livello regionale, invece, è il Veneto ad aver registrato il ricorso più numeroso al 110%. Con 59.588 asseverazioni depositate, l’incidenza percentuale di queste ultime sul numero degli edifici residenziali esistenti è stata pari al 5,6%.
In Puglia, invece, il numero di asseverazioni è stato di 27.468 (in Basilicata 5.513) mentre l’incidenza percentuale di queste ultime sul numero degli edifici residenziali esistenti è stata pari al 2,9% (3,4% in Basilicata).
Sempre a livello nazionale, l’onere medio a carico dello Stato è stato di 247.531 euro per edificio residenziale interessato da un intervento con il Superbonus. Il picco massimo lo scorgiamo in Valle d’Aosta con 401.671 euro per edificio. Segue poi la Basilicata con 298.909 euro. In Puglia,il costo medio per intervento è stato 217mila euro per edificio.
«In realtà - ha concluso Paolo Zabeo della Cgia di Mestre - Il Superbonus sino ad ora si è comportato come un Robin
Hood al contrario: ha tolto ai poveri per dare ai ricchi. Con una spesa di oltre 122 miliardi, nei prossimi anni sarà molto difficile far quadrare i nostri conti pubblici, pregiudicando la possibilità di reperire nuove risorse aggiuntive da destinare alla sanità pubblica, all’edilizia sovvenzionata e per contrastare la povertà e l’esclusione sociale. Settori, quelli appena citati, di primaria importanza, perché costituiscono l’asse portante del nostro welfare che, in massima parte, è chiamato a sostenere le persone meno abbienti dal punto di vista economico e sociale».