LECCE - Le Linee di indirizzo per il Dimensionamento scolastico 2024-2025 della Puglia, approvate di recente dalla Giunta regionale, stanno facendo saltare sulla sedia operatori del settore e sindacati. Il Decreto interministeriale attuativo, infatti, ha stabilito il nuovo numero (ridotto) di autonomie per ogni regione e la Puglia si ritrova a fare i conti con i tagli di Istituzioni scolastiche (del primo ciclo) di 18 Comuni della provincia di Bari; 6 della Bat; 7 di Brindisi; 7 di Foggia; 10 di Lecce; 10 di Taranto. Ne parliamo con Sebastiano Leo, assessore regionale all’Istruzione, Università, Formazione e Lavoro.
In base alla riforma, la Regione ha predisposto un’ipotesi di riorganizzazione scolastica. Qual è il quadro?
Si tratta di un’ipotesi che risponde alla richiesta del Ministero di riorganizzare l’assetto della rete scolastica pugliese riducendo il numero di Istituzioni scolastiche. Lo schema di decreto, trasmesso lo scorso aprile dal Ministero dell’istruzione e del Merito alla Conferenza unificata, prevede, a partire dall’anno scolastico 2024-2025, una riduzione di 58 istituzioni scolastiche, passando da 627 a 569.
La Regione, contraria alla riforma, ha promosso un ricorso per legittimità costituzionale. Ci sono altre regioni che hanno seguito l’esempio della Puglia?
La parte della norma che abbiamo impugnato riguarda il dimensionamento scolastico e le disposizioni, in quanto rientranti nelle competenze esclusive delle Regioni, e quindi siamo ricorsi alla Corte Costituzionale; con noi, Campania, Toscana ed Emilia Romagna. Riteniamo che le decisioni siano state prese arbitrariamente dal Governo nazionale senza mai condividerle con le Regioni. Il tutto nel mancato rispetto del principio sancito dalla Costituzione dell’uguaglianza e dell’istruzione, nonché delle competenze regionali in materia di istruzione e autonomia scolastica, del principio di collaborazione e sussidiarietà, del rispetto delle procedure di coordinamento Stato-Regioni in materia di scuola e delle disposizioni che regolano l’esercizio del potere sostitutivo. Il sospetto è che si sia nuovamente voluto risparmiare sulla scuola che rimane, assieme alla sanità, l’unico vero pilastro sociale del nostro Paese. Continuiamo a pensare che sia antitetico parlare di superamento delle povertà educative e dei gap sociali e poi tagliare sull’istruzione, l’arma più potente contro la povertà.
Ma sarà possibile modificare l’ipotesi predisposta dalla Sezione Istruzione e Università?
Naturalmente sì, l’iter è appena cominciato e, come sempre, sentiremo le parti sociali, sentiremo gli Enti locali e l’Ufficio Scolastico Regionale per cercare soluzioni, pur prevedendo che i tagli porteranno difficoltà organizzative e gestionali. Siamo in attesa che a fine novembre la Consulta si pronunci, non permetteremo che la Regione Puglia venga commissariata.
Il Dimensionamento riduce solo le dirigenze ma, di fatto, non chiude alcuna scuola. Esattamente, dunque, cosa avviene?
Le scuole, intese come edifici scolastici, non chiuderanno. Solo il numero dei dirigenti scolastici e dei direttori amministrativi diminuirà proporzionalmente al numero di riduzione degli istituti scolastici. Qualche riduzione si prospetta per il personale amministrativo e tecnico, e dei collaboratori scolastici. Si teme quindi una ripercussione a livello quantitativo del personale tutto, ma anche a livello qualitativo, in quanto il rapporto educativo subirà conseguenze a causa dei grandi numeri che comprometteranno la relazione con le famiglie e gli alunni.