di MARIA IDA SETTEMBRINO
Dal 29 giugno al prossimo 2 luglio 5.549 operai dello stabilimento Fca di Melfi incroceranno le braccia per 11 turni lavorativi. Lo stop alla produzione che ha fatto seguito ad un fermo già registrato tra febbraio e marzo scorsi, per 4 turni, sempre a cavallo del week end, non riguarderà soltanto la linea della «Grande Punto» ma anche «Jeep Renegade» e «500 X», con una riduzione stimata di circa quattromila vetture.
Stessa sorte toccherà a 509 impiegati e quadri, impegnati nella medesima produzione. Al fermo di quattro giorni sulla linea di produzione dei suv più piccoli di casa Fiat Chrysler si aggiungono altri due giorni di cassa integrazione ordinaria per i 1.400 addetti, tra operai e amministrativi, al lavoro sulla Grande Punto, dopo una serie di giornate di stop decise nei mesi scorsi (35 giorni di Cig ordinaria, a cui si aggiungono le giornate del 29 e del 30 giugno). Per l’intero comparto dei metalmeccanici non è certo un bel periodo. A fronte di questa situazione da tempo le forze sindacali manifestando timori hanno chiesto con forza un altro modello di auto.
La debacle del mercato dell’auto, più che episodica, almeno per quello che riguarda lo stabilimento lucano della Sata (7.557 i dipendenti in organico per l’anno 2016), i sindacati di settore fanno notare come impercettibile sia il dato dell’aumento in busta paga per le prestazioni lavorative del 2016. Della serie, se la produzione va giù a rotta di collo, per l’organico a lavoro non si possono certo prevedere tempi di aumenti salariali. E’, infatti, di 0,83 centesimi netti (1,77 lordi) in busta paga l’aumento «siglato» dal Ccnl metalmeccanici per l’anno 2016 per una tuta blu inquadrata al V livello. E pensare che un anno fa, era stato lo stesso Marchionne a decretare il successo della produzione della Sata, stilando un sorprendente report come da Business Plan, a conferma dell’ascesa del polo industriale lucano sulla produzione nazionale. Per qualcuno, quei tempi sono belli e finiti, la cassa integrazione annunciata dall’azienda e il modestissimo aumento delle spettanze in busta paga ne sono la riprova lampante. Intanto, Il 23 giugno prossimo proprio in occasione dell’assemblea generale promossa da Federmeccanica a Reggio Emilia, la Fismic organizza «una civile e democratica manifestazione di protesta» a fronte di un contratto ritenuto oltremodo lesivo degli interessi economici dei lavoratori.
Difficile tentare una previsione delle adesioni tra la forza lavoro impiegata in Basilicata in un periodo tutt’altro che «sereno» anche dal punto di vista delle condotte rilevanti disciplinarmente , dopo la scandalo delle tangenti e dei successivi licenziamenti.