di Maria Vittoria Pinto
POTENZA - Un punto di ritrovo, una certezza per chiunque avesse esigenza di trovare un pasto caldo e il calore dell’accoglienza. Tutto questo era la mensa della Carità (Il Samaritano), chiusa sei anni fa per problemi di agibilità, che presto riaprirà le sue porte. Ed è proprio dalla parabola del buon samaritano che don Peppino Nolè, instancabile parroco della chiesa di San Giuseppe Lavoratore, a rione Lucania, parte per spiegare e raccontare il progetto di inclusione che verrà realizzato. Dal 1989, anno in cui la mensa ha aperto le porte agli indigenti, il Samaritano ha accolto chiunque avesse necessità, dal senza tetto al pendolare all’impiegato bancario, unendoli alla stessa tavola.
«Perché non esistono differenze – ha spiegato don Peppino Nolè – a questo mondo. Negli anni le povertà si sono modificate e sono aumentate e la presenza di immigrati e rifugiati politici ha fatto sì che il bisogno di accoglienza, sostegno e inclusione sia diventato più urgente e vasto. Abbiamo famiglie che ogni giorno vengono in parrocchia a chiedere aiuto e noi non possiamo rimanere indifferenti. Per questo abbiamo deciso di concretizzare in fatti parole come «inclusione» e «condivisione»: prima che chiudesse, circa sei anni fa, la mensa faceva circa 200 coperti al giorno, già allora sentivamo forte la necessità di avere un punto di riferimento come questo. Oggi l’obiettivo principale è l’inclusione sociale e il lavoro. Nel nostro rione abbiamo circa 140 rifugiati che vivono in appartamenti, con la riapertura della mensa e con la presenza di figure professionali preposte e dei corsi di formazione vogliamo insegnare loro un mestiere così da aiutarli a non lasciarsi andare senza far niente tutto il giorno e, soprattutto, dare loro una speranza: imparare qui a Potenza per poi avere una chance anche in futuro da qualsiasi altra parte. La festa di San Giuseppe Lavoratore è riuscita bene e sulla scia di questa armonia che vogliamo portare avanti una continuità lavorativa, perché le idee diventino progetti e i progetti splendida realtà».
«Nella nostra comunità – ha spiegato Pinuccio Messina – c’è da tempo una presenza di rifugiati stranieri che fanno parte di esperienze già mature come il Coro di San Giuseppe, l’arte e la musica come elementi inclusivi forti di un linguaggio universale. Questo tipo di iniziative ha un ruolo decisivo per ridurre le aree a rischio e di degrado sociale. In questo contesto si inserisce il progetto «Incubatore di carità» finanziato dalla Regione Basilicata con i Fondi europei per l’integrazione sociale (Po Fesr 2013), 300 mila euro, fondi che potevano andare persi e che invece, grazie anche alla sensibilità delle istituzioni, del presidente della Regione, daranno la possibilità di riaprire un luogo di incontro e carità come il Samaritano. Fra una quindicina di giorni verrà espletata la gara, entro la fine dell’anno i lavori dovranno terminare altrimenti si perdono i finanziamenti europei, fondi che serviranno per ripristinare l’agibilità della mensa e per aumentare il numero di servizi igienici. Grazie all’impegno delle associazioni presenti in parrocchia, al volontariato. È necessario investire risorse ed energie per aiutare il prossimo, questa è vera inclusione».