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Giovanni Rivelli
22 Gennaio 2017
Potenza vista dall'alto
di GIOVANNI RIVELLI
Potenza è il primo comune lucano per rischio sismico, il 32esimo in Italia sui 7715 per i quali esiste una valutazione nell’indice di rischio sismico pubblicato venerdì scorso dall’Istat.
Si tratta di una graduatoria che, come meglio spiegato nella scheda a fianco, fa la sintesi non solo della valutazione sismica del territorio, ma anche della situazione urbanistica e segnatamente dello stato delle costruzioni andando a determinare un coefficiente unico del rischio potenziale.
Il coefficiente di rischio calcolato per Potenza, in termini asettici è di 0,00194889463211857, una cifra che può dire poco, ma per rendere più chiaro il tutto si può dire che il rischio annuo calcolato esprime la potenzialità che ci siano 130 persone coinvolte nel crollo di edifici gravemente danneggiati da un terremoto. Questo non significa che ogni anno ci sono 130 disastrati, ma che si può stimare che in un periodo di x anni i potenziali coinvolti da crolli siano 130 per il numero di anni interessati, magari anche tutti determinati da un sigolo evento. La pericolosità del capoluogo di regione è oltre 119 volte superiore a quello che viene stimato per il più «tranquillo» dei comuni lucani, vale a dire Craco (che tra i comuni per il rischio si piazza alla posizione 5.116), complice anche la delocalizzazione del paese rispetto al sito originario in frana. Qui il rischio è che sia coinvolto nei crolli uno dei 745 residenti ogni 100 anni. Di contro, può essere confortante sapere che il rischio potentino non è nemmeno l’8% di quello più pericoloso della penisola, vale a dire Napoli, ma quasi tremila volte più più del paese più tranquillo d'Italia, il centro comasco di Laino.
Per quel che riguarda gli altri comuni lucani, il secondo a più alto rischio è il comune di Melfi che si piazza al 37esimo posto della graduatoria nazionale con 32 coinvolti potenziali con un rischio (tenuto conto della differenza di popolazione) 111 volte superiore a Craco.
Completa il «podio» del rischio Tito, dove i coinvolti potenziali sono 8,7, abbastanza staccato dagli altri due tanto nella classifica nazionale (è al 66esimo posto) quanto nel rapporto con Craco (73 volte). A seguire troviamo Rionero in Vulture (con un rischio 53 volte quello di Craco che produce 11,5 potenziali coinvolti da crolli l’anno) e poi Lauria (7,4 potenziali coinvolti/anno), Avigliano (6,2), Venosa (6,4), Lavello (7,2) e Rapolla (2,3 potenziali coinvolti), tutti con un rischio tra le 31 e le 35 volte quello di Craco.
Sul versante della sicurezza, invece, la «top ten» vede alle spalle di Craco Banzi (0,03 coinvolti potenziali da crolli ogni anno) Scanzano (0,29) Nova Siri (0,28) Oliveto Lucano (0,02), Cirigliano (0,02), e Terranova di Pollino (0,06) Calciano (0,04), Valsinni (0,08) e San Giorgio Lucano (0,06).
Quanto ai dieci centri più grandi della Regione (oltre a quelli già citati), Matera è 20esima nella graduatorie regionale e 537esima in quella nazionale (con un rischio 22 volte quello di Craco e di poco più dell’1% di quello di Napoli che produrrebbe 21,85 coinvolti in crolli annui); Pisticci è 72esimo nella graduatoria regionale e 1.720esimo in quella nazionale (9 volte più rischiosa di Craco con 2,7 potenziali coinvolti) e Policoro è 115esima in Basilicata e 3.138esima in Italia con un rischio pari a 4 volte quello di Craco e un numero di potenziali coinvolti annui da crolli di 1,15.
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