Sarà il Polo Museale del Melfese ad occuparsi anche della gestione del maniero di Federico II a Castel Lagopesole. A darne l’annuncio, Pietro Simonetti del Centro Studi economici e sociali della Basilicata (Cseres). «Finalmente una buona notizia - spiegato Simonetti -. La gestione del castello federiciano di Lagopesole avverrà da parte del Polo museale del Melfese che comprende già i castelli di Venosa e Melfi oltre ad altri siti archeologici sparsi sul territorio della Basilicata. Termina cosa la lunga storia di contrasti all’interno delle strutture ministeriali locali e le rivendicazioni comunali di ottenere, attraverso le locali pro-loco, la gestione del maniero».
A Tommaso Serafini il compito di dirigere la struttura di Castel Lagopesole, una nomina arrivata direttamente dal Ministero della Cultura. Al nuovo direttore anche l’affidamento del Museo dell’Emigrazione Nino Calice che ha sede proprio nel maniero medievale. «Dopo numerose sollecitazioni, interrogazioni parlamentari ed in Consiglio regionale, interventi ripetuti del Difensore Civico regionale e la costituzione di un apposito comitato di lotta - continua Simonetti - il Ministero della Cultura ha finalmente adottato le decisioni formali nominando anche il direttore della nuova struttura. Si tratta di Tommaso Serafini che dovrà anche riaprire il Castello chiuso da oltre 4 anni ed il Museo dell’Emigrazione Nino Calice e il Mondo di Federico oltre ad altre istallazioni. Le prime due - aggiunge Simonetti - sono danneggiate oppure hanno subito danni dalle modalità di effettuazione dei lavori di restauro o di smontaggio non curato, come nel caso delle attrezzature multimediali del Mondo di Federico. Occorre adesso - questo l’auspicio di Simonetti - recuperare il tempo perduto ed assicurare una gestione ottimale della struttura anche utilizzando le risorse umane che nel tempo hanno permesso di portare i visitatori a circa 20mila presenze fino 2019».
La variabile tempo diventa così fondamentale per far ripartire l’economia di un intero territorio. «In oltre quattro anni di chiusura si sono persi circa 100mila visitatori con gravi ricadute economiche sul territorio - dice Simonetti -. Tocca alla Regione provvedere agli interventi di riparazione delle strutture del Museo dell’Emigrazione ed alla predisposizione dei relativi fondi anche per una nuova gara di appalto della gestione e dei pagamenti del canone di fitto al demanio. Il rilancio della promozione del castello e dei siti museali - conclude - comporta l’adozione di moderne modalità di comunicazione per migliorare la qualità dei servizi e dell’accoglienza e per sostenere anche lo sviluppo locale».