Sabato 06 Settembre 2025 | 12:48

Montecotugno, la diga «perde» acqua

 
Giovanna Laguardia

Reporter:

Giovanna Laguardia

Montecotugno, la diga «perde» acqua

In 20 giorni il principale serbatoio regionale ha visto sparire 2 milioni di metri cubi

Giovedì 28 Aprile 2022, 10:01

POTENZA - Sono bastati poco più di venti giorni di piogge scarse, coincise con l’inizio della stagione irrigua, per veder sparire dalla principale diga lucana, quella di Montecotugno, oltre due milioni di metri cubi di acqua. Il primo aprile l’Eipli rilevava poco più di 272 milioni di metri cubi. Il 26 aprile ce n’erano poco meno di 270. E anche se gli altri invasi del sistema non mostrano segni di sofferenza, la preoccupazione sale. Anche perché rispetto al 2021 mancano all’appello quasi 9 milioni di metri cubi proprio dalla diga di Monte Cotugno, 4 da quella di San Giuliano e oltre 11 e mezzo dal Basentello. I rilevamenti quotidiani dell’Eipli parlano chiaro. In totale dal 2021 al 2022 i volumi invasati a fine aprile si sono ridotti di circa 25 milioni di metri cubi. L’unica diga in controtendenza è la più piccola di tutte, quella di Gannano, sul fiume Agri, in comune di Tursi, che ha visto aumentare il volume invasato da 1,5 milioni a 2,6 milioni di metri cubi.

Un quadro che ha già messo in allarme la Cia Agricoltori di Basilicata: perdurando la mancanza di piogge e con il rialzo termico degli ultimi giorni, la stagione rischia di trasformarsi in un vero e proprio disastro, soprattutto per le colture fresche che richiedono ingenti quantità di acqua.

Il mese di aprile che sta volgendo al termine, guardando ai dati elaborati dall’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale, è stato particolarmente avaro di piogge significative per il riempimento delle dighe. Nei giorni primi 26 giorni, infatti, ben 18 hanno fatto registrare uno zero alla voce pioggia caduta in millimetri sui sei invasi principali (Monte Cotugno, Pertusillo, San Giuliano, Camastra, Basentello e Gannano). L’acqua piovana ha baciato la diga di Montecotugno soltanto il 2 e il 4 aprile (rispettivamente 3 e 8 millimetri di pioggia), mentre il giorno 3 sono caduti oltre 9 millimetri sulla diga della Camastra. Per il resto, pochi millimetri ad inizio del mese e poi più niente. E con l’avanzare della stagione è lecito aspettarsi un ulteriore incremento delle temperature che non farà altro che accelerare il processo di evaporazione dell’acqua dai grandi invasi, con il risultato di aggravare ulteriormente il problema. Uno scenario, quello della mancanza d’acqua nel sistema delle dighe che servono Basilicata e Puglia, che si ripete sempre uguale ormai da qualche anno a questa parte, complice quel meteo pazzo che sta rendendo l’Italia meridionale sempre più simile ad un paese sub tropicale. Per la Cia Basilicata la strategia deve essere duplice. Innanzitutto, a partire dal breve periodo, una programmazione colturale più accorta. Per il direttore Cia Potenza-Matera Donato Distefano «diventa prioritario quantizzare le superfici prenotate e i potenziali fabbisogni per i singoli areali, fornire tempestivamente indicazioni sulle seconde colture». Nel medio e nel lungo periodo, invece, per l’associazione degli agricoltori, occorrerà, spiega Distefano, «affrontare il problema dell’estensione dell’irrigazione come elemento essenziale di sviluppo» e «lavorare al piano invasi e interconnessione degli schemi idrici lucani da candidare nel Pnrr», considerando che «con 131.000 ettari di superficie irrigabile, quasi il 14% dell’intera superficie agraria-forestale, la Basilicata si trova ad affrontare il problema dell’estensione dell’irrigazione come elemento essenziale di sviluppo. In dettaglio le aree suscettibili di irrigazione sono concentrate per più di un terzo nel Metapontino (48mila ettari tra fascia litoranea e pre-litonarea e terrazzi interni), nell’area Ofanto (32mila ettari), Alto Agri (8mila) e schemi minori interni (13mila)». Infine, «le aree irrigue della Basilicata, quelle che con l’agricoltura intensiva a maggiore reddito, 3.200 aziende che producono il 70% del fresco (la prima regione d’Italia per produzione di fragole) e rappresentano da sole il 70% delle giornate lavorative e dell’occupazione in agricoltura, hanno necessità, specie a seguito della pandemia, di un riposizionamento a 360 gradi che coinvolge produzioni, mercati, innovazione, sicurezza alimentare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)